via A. Colagrande 2/A. Non servono nuovi codici, nuove pene, nuove leggi, serve applicare quelle che ci sono a partire dalla Convenzione di Istanbul e dalla Convenzione 190 dell’Ilo; ma se non si va alla radice della violenza contro le donne non si faranno passi avanti e, lì, alla radice, c'è il patriarcato, l’asimmetria di potere, quella “consuetudine” per cui la scena pubblica è dell’uomo, la casa, il focolare della donna, per cui è “legittimo” pensare che le donne siano proprietà di un uomo, non soggetti autonomi, ma appendici. La violenza nasce lì.
Il fenomeno è ormai così diffuso e incardinato negli atteggiamenti di una parte della popolazione maschile che pensiamo possa essere combattuto solo da una vera rivoluzione culturale. Occorre partire da qui, da una riflessione profonda sull' idea di donna che si coltiva nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nel sistema economico, nel contesto sociale, e occorre partire dall’educazione delle nuove generazioni, le uniche che potranno davvero realizzare quella rivoluzione culturale all'insegna del rispetto e della valorizzazione delle differenze. Servono strumenti giuridici adeguati ma servono anche azioni concrete da portare avanti insieme alla politica e alle amministrazioni locali.
E’ necessario implementare i finanziamenti ai centri antiviolenza che svolgono un lavoro essenziale, ai consultori, occorrono progetti e finanziamenti, la definizione di un piano sociale che non assista ma elimini gli ostacoli sociali e garantisca diritti.
La condizione di svantaggio in cui si trovano le donne, le difficoltà di un mercato del lavoro che le esclude o le rilega nei ruoli più precari e meno retribuiti è senza alcun dubbio connessa al fenomeno della violenza, perché "si è davvero in grado di sottrarsi ad essa solo se si è concretamente libere di farlo".
Come donne della CGIL il 25 novembre puntiamo l'attenzione sulla violenza di genere ma ogni giorno svolgiamo il nostro ruolo attraverso contrattazione e rappresentanza affinché le donne trovino libertà, emancipazione e autodeterminazione.
Per questo siamo convinte che questo #25novembre possa lanciare un messaggio ad ogni donna che non trova il coraggio di denunciare, ad ogni donna che crede non possa esserci una via d'uscita, a queste donne vogliamo dire che siamo e saremo sempre in prima linea perché pensiamo e vogliamo dirlo con le parole di Susanna Camusso che "il mondo senza NOI DONNE non lo potete disegnare".