che ha celebrato la festa delle Lavoratrici e dei Lavoratori portando la sua “Carovana dei Diritti” su tutto il territorio Provinciale, unendo idealmente i territori sul tema della Pace, del Lavoro e della Giustizia Sociale.
La Carovana ha iniziato il suo percorso alle 8,30 a Fonte Cerreto per dare simbolicamente e concretamente solidarietà ed attenzione a quel mondo della montagna che sconta dal 1 Maggio l’impossibilità di utilizzo della Funivia del Gran Sasso, con ciò che ne può conseguire in termini di perdita occupazionale e salariale, rischiando di compromettere il sistema turistico della nostra montagna.
Alle ore 10,30 è arrivata a Luco dei Marsi dove in Piazza Umberto I, con lo sguardo rivolto alle lotte contadine per l’emancipazione e il riscatto che ancora oggi sono attuali e ci consegnano l’esempio per immaginare il futuro.
A Sulmona alle ore 17,00 per riflettere sulla condizione di quell’area del territorio provinciale che in maniera più marcata che altrove è oggi afflitta dai mali di tutte le aree interne della nostra provincia. Depauperamento del tessuto industriale, spopolamento, carenza di servizi, ed aggressione ambientale. L’iniziativa si è conclusa in Piazza XX Settembre a Sulmona con musiche e canti del mondo del Lavoro a cura di Michele Avolio.
Una giornata intensa e ricca di spunti e riflessioni sulla condizione del lavoro nella provincia aquilana e sui grandi temi della pace, del lavoro e della giustizia sociale.
L'iniziativa di Luco, curata dallo Spi, è stata molto partecipata e densa di significato politico. Organizzata in collaborazione con il Comitato per il Primo Maggio di Luco e con la Cgil L'Aquila, nonostante il tempo inclemente, ha evidenziato con chiarezza le attuali criticità del mondo del lavoro e della vita quotidiana.
“Pace, Lavoro, Giustizia sociale” sono i temi scelti per il 1° maggio 2024, che consentono, con coerenza ideologica, pratica e programmatica, di continuare a pensare che la costruzione di un mondo di pace e di giustizia necessita di tutta la forza storica e la capacità di mobilitazione del movimento delle lavoratrici e dei lavoratori e che da esso possa risorgere una società migliore, più uguale e più giusta.
I relatori Camillo Cherubini, Michele Spina, Marilia Di Paolo, Luciano D'Amico, Umberto Trasatti, Francesco Marrelli nei loro interventi hanno evidenziato e riaffermato che la Costituzione assegna rilevanza giuridica alle battaglie sociali, alle richieste che provengono dal movimento delle lavoratrici e dei lavoratori, dai deboli, dai subalterni.
L’opposizione alla guerra e la costruzione della pace sono gli elementi fondativi e qualificanti del movimento delle lavoratrici e dei lavoratori. La guerra è la negazione dei diritti, è il sacrificio umano inaccettabile, è occultare l’emancipazione delle classi lavoratrici ed il loro riscatto. Ciò che nega la guerra è la verità, quella verità scritta nelle poche righe volute da madri e padri costituenti nell’art.11 della Costituzione. L’Europa, uscita dai conflitti mondiali, scelse il “mai più”, scelse la strada del dialogo e della deposizione delle armi per sempre. Oggi è necessaria una immediata riduzione delle spese militari ed una smilitarizzazione delle politiche estere ed economiche del nostro paese, affinché si torni a percorrere la via maestra della pace come bene supremo dei popoli. Armamenti e missioni di pace sono ricorrenti anche negli atti del Parlamento Italiano, manifestando così tutta l’ipocrisia di chi ostacola l’affermazione della pace come elemento fondante dei diritti umani.
Come il fascismo tradì l’Italia con la guerra, fece lo stesso togliendo all’Italia il suo carattere di paese del lavoro, delle lavoratrici e dei lavoratori, togliendo loro libertà e dignità, togliendo alle persone vulnerabili, oppresse, diseredate la possibilità di affacciarsi alla vita sociale attraverso la partecipazione ed il protagonismo delle classi subalterne, come, d’altronde, accadde alle donne in quanto tali, limitando il progresso e la strada verso la giustizia sociale. Da qui la cesura definitiva con il fascismo attraverso la Carta Costituzionale, con uno strumento giuridico che si sostanzia nell’art. 3: nel riconoscere una democrazia formale, che desse la piena ed inviolabile uguaglianza a tutte le donne e gli uomini liberi, ne riconobbe i diritti fondamentali e la potenza liberatrice del diritto nella sua forma rivoluzionaria che si rivela con la democrazia sostanziale.
Il godimento dei diritti non si raggiunge con il loro semplice riconoscimento, ma è lo stato che agisce nella vita sociale, economica e politica affinché sia reso concreto. È con la Carta Costituzionale del 1948 che la Repubblica, fondata sul lavoro, esprime una idea di stato in cui ciascuno partecipi con la propria opera alla vita effettiva di tutti, e questa funzione collettiva fatta nell’interesse comune è appunto il lavoro.