Ce la racconta magistralmente Alessandra Mecozzi nella sua prefazione al libro "Le Tessitore. Vita, lavoro e lotte delle donne dello Jutificio di Terni".
Ero a Torino, il 4 giugno del 1991, quando mi arrivò la notizia improvvisa e terribile della morte di Alfonsina Casamobile, un'operaia e delegata della Italtel dell'Aquila, segretaria regionale e dirigente del Comitato centrale della Fiom, con cui avevo condiviso, insieme a molte altre donne, non solo della nostra organizzazione, almeno sette, otto anni di lavoro e di battaglie comuni.
Era la fase delle assemblee congressuali e fu proprio al XX Congresso, che si svolse dopo poche settimane, che la Fiom decise di istituire una borsa di studio a nome di Alfonsina, con il titolo Vita, Lavori, Lotte delle donne. Fu un modo, anche se sproporzionato rispetto ad un evento assoluto come la morte, per cercare di rispondere al senso di vuoto e di incompiuto nella storia delle relazioni, che la fine di una vita lascia. Volevamo non solo ricordare Alfonsina, ma farla conoscere e nello stesso tempo, sollecitare altre donne a quello studio, ricerca e scrittura che servono a lasciare tracce più forti dei soli ricordi, per quanto persistenti essi siano.
Questo libro nasce dunque da questa intenzione e, per i profili di donne che rappresenta, per la storia che racconta, è vicino alla storia e alla personalità di Alfonsina, di una operaia metalmeccanica, in una fabbrica popolata di donne, coinvolta nel corso del tempo da molte lotte, prima per far entrare le donne al lavoro, poi perché potessero rimanerci e lavorare meglio.
Una donna protagonista, in primo luogo, della propria vita, fedele a se stessa, di poche parole e di molta energia attiva, piena di amore per il suo compagno e i suoi figli. Una donna appassionata e ironica che aveva la capacità di esprimere se stessa in modo creativo e forte, nel lavoro e nel sindacato, nella poesia e nella pittura. In questo, animata sempre dalla consapevolezza delle necessità di un rapporto stretto tra lavoro quotidiano e un orizzonte più ampio che ad esso e all'esperienza individuale e collettiva trasmette luce e alimento. L'orizzonte di una cultura che si produce anche dalle aspirazioni e dai desideri di donne e uomini, attraverso il lavoro, la vita, le lotte di ogni giorno, e la riflessione su di esse.
Leggendo e ascoltando le voci di queste «tessitore» di una fabbrica antica, ho ritrovato un filo ideale che le lega alla figura di Alfonsina, nella voglia di lavorare, nel coraggio di lottare, nella solidarietà o nei conflitti con le compagne di lavoro. Ho ritrovato un filo comune in quella definizione di «operaie ribelli e chiassose» che un'opinione pubblica benpensante aveva attribuito alle «tessitore», ma che anche molte metalmeccaniche hanno sperimentato, in tempi ben più recenti.
Ecco due voci: quella di Maria, operaia: «Le manifestazioni le abbiamo organizzate sempre con i sindacati, ci siamo sempre mosse con loro. Certo, quando venivano su e facevano discorsi, c'erano momenti di attrito (...) Noi avevamo la necessità che la cosa si fosse risolta al più presto. Quando si prendevano tempo e dicevano tra un mese, tra quindici giorni c'abbiamo questo incontro, viene il tot ministro, noi non è che l'accettavamo di buon grado, perché naturalmente era in gioco il nostro posto di lavoro...»; quella di Mario, sindacalista: «Durante la lotta ci furono episodi che si possono inquadrare in una vivacità un po' particolare delle donne. Sono atteggiamenti assunti da alcuni gruppi di donne al di fuori delle direttive sindacali... Poi in una manifestazione a Roma si bloccò via Veneto e devo dire che con le donne facevamo fatica ad evitare storie...».
Siamo agli inizi degli anni Settanta, momento in cui finisce la vicenda delle tessitore, con la chiusura della fabbrica, ma comincia un periodo d'oro di lotte sindacali e di lotte femminili nei posti di lavoro, dentro e fuori il sindacato, che segneranno con alterne vicende i due decenni successivi. In questo percorso, Alfonsina, e tantissime come lei, prendono idealmente il testimone dalle «tessitore».
tratto dal libro online: Le Tessitore prefazione di Alessandra Mecozzi sindacalista Fiom Cgil