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26 giugno 2010 La stampa locale prima e dopo lo sciopero generale in Abruzzo e la manifestazione per le vie dell'Aquila

Pubblicato in Ricostruzione
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Il Centro 24/06/2010 Cgil, sfilata contro la manovra Domani corteo all’Aquila, otto ore di mobilitazione L’AQUILA. Si ritroveranno domani in piazza Duomo, dopo un corteo che dalla stazione ferroviaria raggiungerà il centro per manifestare contro una manovra finanziaria i cui tagli «rischiano di azzerare il bilancio regionale».

Così la Cgil regionale aderisce allo sciopero generale dei lavoratori. Otto ore di mobilitazione per i lavoratori pubblici e privati - solo quattro per i trasporti - la giornata vedrà la partecipazione dei principali esponenti regionali del sindacato, oltre al segretario generale della Fiom, Maurizio Landini. Il corteo partirà alle 9.30, da viale della Stazione, nei pressi della sede aquilana del sindacato. «La manovra», spiegano gli organizzatori, «si abbatte pesante sulla nostra Regione, sulla sua economia e sul sociale e noi abruzzesi paghiamo di più la crisi». La Cgil chiede un welfare locale che tuteli i diritti fondamentali dei cittadini ma anche sostegni ai redditi più bassi e interventi per sostenere la ripresa economica. «Siamo al rischio paralisi», ha spiegato il segretario regionale Gianni Di Cesare, a fronte di una manovra correttiva che «rischia di produrre disoccupazione e di non consentire investimenti». Nell’ultimo anno, a livello regionale sono cresciute anche le ore di cassa integrazione. «In Abruzzo», ha detto ancora Di Cesare, «c’è da fare i conti con il 12% di disoccupati e il 9% di cassintegrati, che produce il 14% di persone non attive al momento». Di Cesare è critico anche sul fronte investimenti. «Si parla di un Masterplan industriale di 1,7 miliardi di euro», ha aggiunto, «ma allo stato attuale nessuno degli investimenti è stato attivato. Stessa cosa dicasi per i 6 miliardi che lo Stato mette a disposizione per le infrastrutture dei trasporti regionali e interregionali, ma al momento tutti i fondi sono fermi al Cipe». Alla mobilitazione ha aderito anche l’assemblea cittadina, giudicando l’occasione buona per rilanciare un programma di azioni per la ricostruzione dell’Aquila, con la proroga della sospensione di tributi e contributi e una tassa di scopo per sostenere il territorio, secondo una piattaforma condivisa con lo stesso sindacato. Il nodo principale, secondo Di Cesare, affiancato dal segretario provinciale Cgil, Umberto Trasatti, è quello della ricostruzione. «Nonostante L’Aquila rappresenti il cantiere più grande d’Europa», spiega, «il monte salari nell’edilizia è sceso anche nel 2009». Allarmanti, inoltre, i dati della cassa integrazione nel cratere. «È crescita del 736%», ha spiegato Trasatti, «nel giro di un anno, se si raffronta il dato di dicembre 2009 con quello del 2008, con un incremento degli ammortizzatori sociali del 423%, nel primo trimestre del 2010, rispetto al periodo analogo del 2009». Oltre il 70% di questo incremento, secondo Trasatti è dovuto alle difficoltà del settore commerciale al seguito del terremoto. 

Il Messaggero 24/06/2010

La manifestazione della Cgil.

 L’AQUILA - E’ una manovra finanziaria che deprime l’Abruzzo quella che il Governo ha messo in cantiere. La Cgil replica con otto ore di sciopero e una grande manifestazione all’Aquila, domani: un corteo partirà dal piazzale della stazione fino in piazza Duomo, dove ci sarà un comizio. «L’Abruzzo e L’Aquila -hanno detto ieri Gianni Di Cesare e Umberto Trasatti, segretari regionale e provinciale aquilano- rischiano di pagare più di ogni altra regione. Ad essere penalizzati saranno soprattutto i lavoratori dipendenti e i pensionati, è un di provvedimento ingiusto»: E poi: «Chiodi ha un atteggiamento inerte di fronte alle scelte, mentre Confindustria non innova e non investe. Nei mesi successivi al terremoto solo incontri e di proposte, ma nessun risultato concreto perché dai sei miliardi di euro previsti per la ricostruzione siamo passati agli spiccioli». Sulla “rimodulazione” dei fondi Fas per le necessità del dopo terremoto «dei 700 milioni e passa previsti non è stato speso un euro. Stessa cosa per i fondi del “master plan”: un miliardo e 700 milioni, ma a tutt’oggi siamo a zero. E così per i sei miliardi per le infrastrutture rimasti sulla carta. Ecco, scendiamo in sciopero per far cambiare le cose». I dati sono allarmanti: un milione di ore in più di cassa integrazione in Abruzzo nel 2009, la cassa integrazione straordinaria arrivata a 6.541.000 ore, il settore edilizio che perde 17 milioni di euro di massa salario. Trasatti: «L’Aquila è stata colpita due volte: dalla crisi e dal terremoto. In provincia si perdono 5.600 posti di cui tremila nel cratere. E non si intravvedono spiragli positivi».

Il Messaggero 26/06/2010

La manifestazione della Cgil.

L’AQUILA - Oltre diecimila persone da tutto l’Abruzzo hanno preso parte ieri mattina alla manifestazione della Cgil, all’Aquila, in occasione della giornata di sciopero indetta per protestare contro la manovra finanziaria del Governo. Un provvedimento, che secondo la stessa Cgil, si «abbatte con iniquità sulla nostra regione, sulla sua economia e sulla società abruzzese. Noi paghiamo di più la crisi: si contrae l’occupazione, sono stati persi più di 25mila posti di lavoro, crescono la disoccupazione e la cassa integrazione, i precari vengono licenziati». I manifestanti sono giunti all’Aquila con oltre quaranta pullman. L’appuntamento al piazzale della stazione ferroviaria, da cui è partito il corteo che si è snodato lungo via XX Settembre e il Corso cittadino fino alla Fontana Luminosa. E’ stata l’occasione per prendere contatto con il centro storico terremotato, le case diroccate, i palazzi puntellati, i luoghi simbolo del sisma come la Casa dello Studente in via XX Settembre. Del resto, la scelta dell’Aquila è stata fortemente simbolica: il capoluogo sconvolto dal terremoto, i problemi cresciuti a dismisura rispetto al resto d’Abruzzo, gli abitanti lontani dalla loro città e non ancora in grado di prendere parte alla ricostruzione. E’ di questa drammatica realtà che i manifestanti della Cgil hanno dovuto prendere atto prima che dei problemi posti dalla manovra finanziaria, dei tagli operati dal Governo, delle difficoltà dell’oggi e di quelle che si porranno in futuro. Sul palco di piazza Duomo Gianni Di Cesare, segretario regionale del sindacato, Umberto Trasatti, segretario della Camera del lavoro dell’Aquila, e Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, hanno poi tratto le conclusioni della manifestazione. Ma i problemi dell’Aquila hanno continuato ad essere in primo piano. A riproporli sono state le due rappresentanti dei Comitati e dell’Assemblea cittadina, Sara Vegni e Annalucia Bonanni. «Poniamo il problema dell’Aquila -hanno detto- a tutte le categorie sociali, partendo dall’esperienza delle “carriole” che ha dato uno scossone ai problemi della ricostruzione del centro storico». Entrambe hanno ricordato la manifestazione del 16 giugno contro le tasse e «l’incredibile oscuramento da parte della televisione di Stato, che non ne ha dato notizia ai cittadini». «Le politiche del Governo non vanno bene -ha detto Landini- Non si sta uscendo dalla crisi, e il rischio è che la facciano pagare solo ai lavoratori e ai pensionati. Qui all’Aquila sono sotto gli occhi di tutti i ritardi e le incompetenze, al di là delle chiacchiere e delle speculazioni fatte all’inizio. E’ qui che emerge tutta l’inadeguatezza delle politiche del governo». E Di Cesare: «Credevamo che nel luglio dell’anno scorso fosse stata fatta una scelta chiara: quella di ricostruire L’Aquila e l’Abruzzo. Sembrava fossero a disposizione 14 miliardi di euro tra le varie scelte di programmazione. Purtroppo dobbiamo constatare che i soldi non ci sono. Anzi, questa finanziaria taglia altri trecento milioni di euro all’Abruzzo». «Questa città e questo territorio -gli ha fratto eco Trasatti- vengono colpiti due volte, perché noi paghiamo la crisi nazionale, la pagano i lavoratori e i pensionati, mentre la nostra città, piegata dal terremoto, non vede accolte istanze più che giuste, come la sospensione delle tasse che gli stessi lavoratori e pensionati saranno costretti a pagare di nuovo». Tra le richieste della Cgil al Governo: il sostegno per i redditi più bassi, il controllo delle tariffe, a partire da quelle sanitarie, politiche di sviluppo e di controllo della crisi compatibili con la tutela dell’ambiente, un sistema di trasporti funzionale alla vita dei cittadini, la riduzione delI’Irpef regionale.

Il Centro 26/06/2010

Corteo anti-manovra in zona rossa Migliaia in strada, sciopero indetto dalla Cgil nell’epicentro della crisi L’AQUILA.

Le bandiere rosse, le vecchie canzoni di denuncia sociale, da Guccini a Rino Gaetano, e poi le trombette e le percussioni sulle batterie di latta che si fermano solo davanti alla Casa dello Studente. L’Abruzzo risponde alla mobilitazione generale della Cgil con un corteo che attraversa le strade del capoluogo per tuffarsi in piazza Duomo per il comizio conclusivo. Un fiume colorato di gente (oltre 10mila persone secondo la questura ma gli organizzatori parlano almeno del doppio) che rappresenta una risposta che va oltre le aspettative della vigilia. Autobus da tutta la regione sono arrivati al parcheggio nei pressi della stazione ferroviaria, molti di più dei 65 previsti. Striscioni e slogan a ricordare le principali vertenze regionali, dalla sanità alla crisi industriale al comparto metalmeccanico. In corteo, lungo via XX Settembre, verso il centro storico, anche una delegazione dallo stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco. Tante le bandiere della Fiom ad accompagnare il segretario generale Maurizio Landini, delegato dal sindacato per l’Abruzzo. «La situazione all’Aquila è delicata», ha spiegato, denunciando ritardi nella ricostruzione e nel ripristino del sistema economico. «È un pugno dello stomaco vedere le case devastate mentre le televisioni raccontano che, qui, è stato risolto tutto». Per questo motivo Landini ha rilanciato l’invito dell’assemblea cittadina a partecipare alla prossima mobilitazione degli aquilani a Roma, prevista il 6 luglio. «La ricostruzione dell’Aquila», ha detto nel palco allestito di fronte alla chiesa delle Anime Sante, «è un impegno del paese che parte proprio da piazza Duomo». Del resto, «se il governo vuole trovare i soldi per andare avanti», ha detto ancora, «faccia pagare le tasse agli evasori invece di tagliare fondi al sociale e alle Regioni. Anche nelle aree terremotate si mettono alla prova le componenti più deboli e, magari, chi chiede ai pensionati di fare dei sacrifici e rinunciare alla sospensione delle tasse sa bene che può contare su una pensione personale di 10mila euro al mese». Ma uno dei nodi da sciogliere è il precariato, anche in una regione che, tra disoccupati e persone in mobilità, ha il 14% dei lavoratori al momento inattivi, come sottolineato dal segretario regionale Gianni Di Cesare. «Da gennaio a oggi», ha spiegato, «abbiamo registrato oltre 13,6 milioni di ore di cassa integrazione, e adesso attendiamo la manovra che produrrà dei tagli di almeno 300 milioni di euro nel biennio 2011-2012». Una situazione che produrrà effetti devastanti sul lavoro abruzzese che, solo negli ultimi 15 mesi, ha registrato una perdita di 30mila posti. «C’erano 520mila occupati», ha ricordato Di Cesare galvanizzato da una piazza affollatissima come non succedeva da anni. «Ora ne registriamo meno di 490mila». Naturalmente la situazione più delicata resta quella dell’Aquila, dove la cassa integrazione è aumentata del 736%, secondo quanto affermato dal segretario provinciale Umberto Trasatti. «Serve una tassa di scopo», ha ricordato, «per introdurre maggiori risorse per la ricostruzione e far ripartire il sistema economico».

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