e sarà possibile per gli iscritti esprimersi fino al 16 marzo nelle sedi CGIL (L'Aquila, Sulmona, Avezzano, Castel di Sangro, Pescasseroli, Pescina, Luco dei Marsi, Castelvecchio Subequo, Pratola Peligna, Montereale).
foto dell'Assemblea della Lega Area aquilana.
Occorre un Nuovo Statuto dei Diritti delle Lavoratrici e Lavoratori che riscriva il Diritto del Lavoro, rovesciando l’idea che sia l’impresa, che rappresenta il soggetto più forte, a determinare le condizioni di chi lavora, cioè del soggetto più debole. Che sia a tempo indeterminato, determinato, autonomo o occasionale ogni contratto deve rispondere ad una effettiva esigenza e non essere lo strumento con il quale si sacrificano i diritti dei lavoratori per ridurre i costi all’impresa.
Il lavoro va tutelato e valorizzato nella sua funzione sociale oltre che economica. Nuovo Statuto delle Lavoratrici e Lavoratori. “Nuovo” in ragione dell’idea che, più che un ritorno al passato, questa proposta di una legge di rango costituzionale, si misura con il cambiamento intervenuto nel mondo del lavoro, che oggi vede molte disuguaglianze, discriminazioni e divisioni.
Lo Statuto è fatto di tre parti: principi universali, norme di legge che danno efficacia generale alla contrattazione e codificano democrazia e rappresentanza per tutti, riscrittura dei contratti di lavoro. Lo Statuto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e la contrattazione inclusiva, sono due gambe di una strategia che affronta il precipitare delle disuguaglianze nel mondo del lavoro con lo strumento proprio di un sindacato. Il primo si fa carico di riscrivere il diritto del lavoro ricostruendone i principi di derivazione costituzionale sui quali fondare una carta dei diritti per tutti i lavoratori, la seconda cioè la contrattazione ne da effettività. La contrattazione inclusiva è una scelta precisa: vuol dire far carico alla contrattazione di includere i soggetti che oggi ne sono esclusi, che siano i precari o lavoratori degli appalti, che siano i lavoratori di diverse aziende di uno stesso sito o di una filiera, il principio è sempre lo stesso avvicinare attraverso la contrattazione i trattamenti e le condizioni di lavoro, cancellando disuguaglianze e divisioni tra lavoratori.
Diverse leggi in questi anni hanno colpito pesantemente l’equilibrio tra la legge e la contrattazione, tra poteri unilaterali e diritti collettivi: dal blocco della contrattazione nel pubblico impiego, all’art.8 che ha esteso la derogabilità a leggi e contrattti, alle leggi che hanno moltiplicato il precariato culminate nel jobs act, leggi che hanno cancellato le norme sul contrasto al lavoro sommerso e minato il diritto a lavorare in sicurezza. Ma c’è un mondo che neanche la contrattazione è riuscita a tutelare in pieno e al meglio, quello della differenziazione delle forme di lavoro: subordinato, parasubordinato, autonomo, nelle loro tante moltiplicazioni. Spesso sono stati definiti atipici, flessibili, precari, discontinui, finti o veri autonomi, professionisti. Oggi la separazione tra garantiti e non garantiti assume tante sfumature. La contrattazione inclusiva può avvicinare condizioni diverse e trovare risposte ai bisogni di chi lavora ma ci sono diritti soggettivi che vanno resi universali ed indisponibili alle deroghe e soprattutto estesi a tutti.
Ci vuole quindi una “Carta” fatta di principi di rango costituzionale affinché, come fu per la legge 300/70, la “Costituzione entri nei luoghi di lavoro, riconoscendo diritti a chi ne è escluso”. Occorre anche una legge, un Nuovo Statuto dei Diritti delle Lavoratrici e Lavoratori che riscriva il Diritto del lavoro, rovesciando l’idea che sia l’impresa, che rappresenta il soggetto più forte, a determinare le condizioni di chi lavora, cioè del soggetto più debole. Estendere diritti a chi non ne ha, riscriverne di nuovi per tutti, per garantire i diritti nel lavoro in un mondo che cambia velocemente ed ha bisogno di innovazione. Dare garanzia a tutti i lavoratori di una partecipazione attiva nella definizione dei contratti collettivi ad efficacia generale sottoscritti attraverso regole universali sulla rappresentanza e sulla democrazia nei luoghi di lavoro.
Fare i conti con la precarietà e ricostruire il valore dei contratti di lavoro rendendoli appropriati al loro utilizzo. Che sia a tempo indeterminato, determinato, autonomo o occasionale ogni contratto deve rispondere ad una effettiva esigenza e non essere lo strumento con il quale si sacrificano i diritti dei lavoratori per ridurre i costi all’impresa. Il lavoro va tutelato, ma anche valorizzato nella sua funzione sociale oltre che economica. Oggi parlare di innovazione vuol dire parlare di competenze, abilità, valorizzazione professionale, perché i lavoratori non sono meramente una parte del processo, ma i loro saperi e creatività ne determinano la qualità. Con questa proposta la Cgil vuole ridare Diritti, Democrazia e Dignità al Lavoro, guardando in avanti, con una proposta che sia capace di leggere il cambiamento, innovando gli strumenti contrattuali, preservando quei diritti fondamentali riconosciuti senza distinzione a tutti i lavoratori perché inderogabili e quindi universali.