L’iniziativa ha avuto l’obiettivo di sensibilizzare il Paese sulla necessità che questa pratica medioevale venga abolita e nasce dalla volontà di 188 donne che hano firmato l’appello “188 firme per la legge 188” contro le dimissioni in bianco promosso da 14 donne, rappresentanti di tutto il mondo del lavoro, del giornalismo, della politica, dei movimenti, dei partiti, della scienza, della scuola.
La legge 188 era stata approvata nel 2007 per impedire le “dimissioni in bianco”, illegittime ma ampiamente usate dai datori di lavoro al momento dell’assunzione delle donne. Una pratica indecente che non ha uguali in Europa, utilizzata per “cautelarsi” nel caso di eventuali gravidanze. Tale Legge aveva individuato un modo semplice ma efficace per contrastare uno dei più odiosi stereotipi contro il lavoro femminile che considera le donne come un peso di cui sbarazzarsi alla prima occasione. Prevedeva, infatti, che qualunque dimissione volontaria dal lavoro dovesse essere compilata su moduli numerati e datati, così da rendere impossibile quella firma di finte dimissioni estorta al momento dell’assunzione.
E' stata cancellata nel 2008 e il fenomeno delle dimissioni in bianco è lievitato: ad oggi, sono state 800mila le donne costrette ad abbandonare il lavoro attraverso le dimissioni in bianco, il 90 per cento è la percentuale di casi in cui le dimissioni forzate sono arrivate in seguito ad una gravidanza, il 53 per cento avviene in aziende con meno di 15 dipendenti, l’80 per cento è la percentuale dei casi che se anche denunciati è impossibile da perseguire.
Per questo, i firmatari del documento hanno chiesto al Prefetto di accogliere la loro richiesta e di portarla ai più alti livelli delle istituzioni politiche, affinché venga individuato con urgenza un nuovo percorso legislativo.