Appello del Comitato donne Terre Mutate: L'Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 3978 de l’8 novembre 2011 art. 10 è contro i diritti di tutela delle donne rispetto alla violenza di genere.
L'ordinanza, all'art.10 comma 1, stabilisce:
“Al fine di favorire la ripresa delle attività di sostegno delle donne e delle madri in situazioni di difficoltà, con particolare riguardo alle situazioni di oppressione, violenza e discriminazione lesive della condizione femminile ed in contrasto con i diritti umani fondamentali, il Commissario delegato provvede alla ristrutturazione di edifici colpiti dal sisma, già utilizzati quali centri antiviolenza e di lotta all'emarginazione, nonché per la realizzazione di nuove strutture, avvalendosi della diocesi dell'Aquila e delle altre diocesi abruzzesi che svolgono attività di sostegno ai nuclei familiari colpiti dal sisma del 6 aprile 2009, sulla base di apposite convenzioni, nel limite massimo di euro 1,5 milioni e con obbligo di rendicontazione”.
Allo stesso art.10, comma 2 si legge:
“Il Commissario delegato provvede, altresì, a realizzare un centro poliedrico per le donne, per lo svolgimento di iniziative per il contrasto di situazioni di marginalità dovute anche alla violenza di genere e sui bambini, avvalendosi della consigliera di parità della Regione Abruzzo quale soggetto attuatore […]. Gli interventi di cui al presente comma sono realizzati anche fuori dei territori dei comuni di cui all'art.1 comma 2 del decreto legge N. 39 del 2009, qualora finalizzati a nuclei familiari domiciliati nei predetti Comuni alla data del 6 aprile 2009, nel limite massimo di euro 1,5 milioni e con obbligo di rendicontazione".
Sono i centri antiviolenza i soggetti qualificati e competenti, perché in essi si sono sperimentati percorsi di possibile uscita dalla violenza, grazie alla relazione tra donne e perché costituiti esclusivamente da donne, come stabilisce anche l'art. 6 della Legge Regionale n.31 del 2006, testo normativo concepito in osservanza di principi costituzionali e di principi contenuti in Convenzioni Internazionali (Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione delle donne adottata nel 1979 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite CEDAW, Dichiarazione e Programma d'azione della IV Conferenza Mondiale sulle donne di Pechino).
L'art. 10 dell'ordinanza su citata comporta una violazione gravissima ed evidente di questo complesso di diritti, posti in pericolo da chi ritiene di affidare alle Diocesi i delicati percorsi di accoglienza delle donne, che possono essere avviati solo con altre donne, per affrontare la difficile elaborazione del vissuto personale di violenza subita dagli uomini. Il Governo non solo non ha investito risorse sufficienti per i Centri Antiviolenza, anzi le ha diminuite, fino a porre in serio pericolo la sopravvivenza dei Centri stessi. Inoltre la legge regionale n.31/2006 in materia di violenza di genere non è stata rifinanziata. Dinanzi a questo scenario desolante il governo emana un'ordinanza, atto normativo legato allo stato d'emergenza vigente ancora all'Aquila, per legittimare un intervento scellerato che, ponendo sullo stesso piano donne vittime di violenza e nuclei familiari colpiti dal sisma, riconsegna alle Diocesi un ruolo che in nessun caso possono svolgere e che è proprio dei Centri Antiviolenza. Al comma 2 dello stesso articolo si stabilisce la creazione di un “centro poliedrico per le donne” senza alcuna specificazione rispetto ai soggetti che vi opererebbero e con evidente forzatura nell'uso dello strumento “ordinanza”, per legittimare un intervento, la cui azione ricadrebbe fuori dai Comuni interessati dal sisma, che sono sottoposti ancora al “potere di ordinanza” di cui il Commissario è espressione territoriale.
Per detti motivi il Comitato chiede di divulgare, dove e come ritenete opportuno, l’ennesimo sciacallaggio ai danni delle donne, di raccogliere adesioni di protesta di copiare e incollare il testo che segue e di inviarlo via FAX (0862 308503), via mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
al Commissario delegato Chiodi
Egregio Commissario delegato per la Ricostruzione Presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, sono a conoscenza dell'ordinanza del PCM n. 3978 dell’8 novembre 2011. Questa ordinanza, all'art.10 commi 1 e 2, comporta una gravissima violazione dei diritti di tutela delle donne rispetto alla violenza di genere e del diritto di accedere a percorsi di uscita dalla stessa. Ritengo che non possano essere in alcun caso le Diocesi i soggetti qualificati e specializzati nelle attività di contrasto alla violenza maschile compiuta sulle donne e di sostegno alle stesse. Sono i centri antiviolenza i soggetti qualificati e competenti, perché in essi sono stati sperimentati i percorsi di possibile uscita dalla violenza, grazie alla relazione tra donne e perché costituiti esclusivamente da donne, come stabilisce anche l'art. 6 della Legge Regionale n.31 del 2006, testo normativo concepito in osservanza di principi costituzionali e di principi contenuti in Convenzioni Internazionali (Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione delle donne adottata nel 1979 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite CEDAW, Dichiarazione e Programma d'azione della IV Conferenza Mondiale sulle donne di Pechino). L'art. 10 comporta pertanto una violazione gravissima ed evidente di questo complesso di diritti. Al comma 2 dello stesso articolo si stabilisce la creazione di un “centro poliedrico per le donne” senza alcuna specificazione rispetto ai soggetti che vi opererebbero e con evidente forzatura nell'uso dello strumento “ordinanza”, per legittimare un intervento, la cui azione ricadrebbe fuori dai Comuni interessati dal sisma e quindi sottoposti ancora al “potere di ordinanza” di cui il Commissario è espressione territoriale