L’autore nel testo ha affrontato uno dei passaggi fondamentali nell’elaborazione marxiana. Scrive Peduzzi : “La tesi undici, nella sua lampeggiante semplicità dice: “I filosofi finora hanno soltanto, in vari modi, interpretato il mondo. Il problema è però di trasformarlo” (ne scrive Engels in “Ludwig Feurbach e il punto di approdo della filosofia classica tedesca”, 1888, allorché sostiene: Invece ho trovato in un vecchio quaderno di Marx le undici tesi su Feurbach che riproduco in appendice. Sono appunti di un lavoro ulteriore, buttati giù in fretta, non destinati in nessun modo alla pubblicazione, ma di un valore inestimabile, come il primo documento in cui è disposto il germe geniale della nuova concezione del mondo).
In epoca borghese, scrive Peduzzi, la filosofia non ha dismesso la propria vocazione ancillare e non ha conquistato la terra della libertà. Quindi, sempre riprendendo dal testo, la tesi da sostenere è quella che l’andamento ordinario del mondo non è la stasi, ma la trasformazione. Si tratta di decidere una volta per tutte chi debba dirigerne le sorti. In questo senso il lavoro curato da Antonio Peduzzi, riscoprendo la critica filosofica alla “Tesi undici” può costituire non soltanto una base di riflessione ma anche uno strumento utile all’indirizzo politico. Riportiamo le frasi conclusive del testo: “Ma noi fummo spinti nel mondo per metterci controvento, non per farci gonfiare le vele da un vento che è nemico” E ancora: “Il problema non consiste nella rivolta moltitudinaria contro l’Impero. Nessuno stato di cose deve ritenersi indenne da catastrofi finché in un qualche suo angolo vivrà un sia pur minimo punto di contrasto”.