Una giornata intensa fatta di incontri, visite guidate in centro storico e il convegno “Luci sulla città” con la segretaria nazionale della Cgil Susanna Camusso. «Lo sviluppo qui si chiama principalmente ricostruzione» ha detto la Camusso, «che non può esser solo degli edifici ma anche di una idea di città. Si deve ripartire dal quel tessuto industriale e produttivo che il terremoto ha messo in grave difficoltà. Abbiamo sempre detto che le operazioni fatte in passato, la lunga lontananza dei cittadini dalla città e le stesse new-town hanno messo in discussione il tessuto sociale, la comunità. La ricostruzione è ancora troppo lenta oltre a essere troppo in ritardo».
Ed eccoci all’ex ministro alla Coesione territoriale Fabrizio Barca, relatore al convegno, che si toglie qualche sassolino dalla scarpa: «Ve lo dico in maniera brutale, ogni volta che vengo vedo che si può entrare in una strada in più, benissimo, vedi un cantiere, una casa terminata. Ma comincio a vedere anche case vuote, palazzi dove non sta nessuno. Poi mi sento raccontare, senza che i numeri siano chiari, di affitti iperbolici. Questa roba non va. Non si è speso per creare delle posizioni di rendita. Per ogni aquilano c’è un dovere civile nei confronti dei propri ragazzi. Il rischio è gravissimo, la formazione di posizioni di rendita di persone che seggono su un patrimonio di grande valore e ne traggono qualche beneficio. Perché questo non accada si deve sentire il dovere di aprire queste case, fare entrare gli studenti all’interno della città, fare un “de minimis” come Dio comanda che possa permettere ai commercianti che vogliono rischiare di entrare in centro storico».
«Si ha come l’impressione di una città parzialmente in movimento», dice Ivan Pedretti, segretario nazionale Spi-Cgil, che ha visitato la città col gruppo numero 4 guidato da Donatella Petrella di Naturarte. Altre sette guide coordinate da Archeoclub hanno guidato i delegati lungo il percorso dalla fontana Luminosa a piazza Duomo, san Bernardino e il Castello.«Bisognerebbe dare servizi alle persone anziane e possibilità di sviluppo per i giovani. Occorre mettere insieme le diverse generazioni. Memoria e futuro».
Rita Turati è segretaria del Veneto, e racconta di un sentimento complesso: «Tristezza incredibile, per me che ero stata all’Aquila prima del terremoto, e vederla così è stato un bel colpo. Vedere tanti cantieri mi ha dato il senso della vita, della ripresa, anche della fiducia».
Antonio Lovito, il segretario regionale Spi, mentre passeggia racconta dei giorni nel dopo sisma quando ha lavorato a lungo nella tendopoli Cgil a Murata Gigotti a Coppito.
Luciano Fratoni della segreteria organizzativa è invece di Teramo. «Quando sono venuto dopo il sisma ho visto una città in ginocchio, una città fantasma, mi piangeva il cuore. Devo dire che adesso camminando per le vie cittadine ti si riapre un po’ il cuore, anche se ci vorranno ancora anni per ricostruire il tessuto sociale che è la vita di una città».
Sandro Arnolfi viene dall’Emilia. «Anche noi abbiamo attraversato le fasi del dopo terremoto. Ridare vita ai centri storici significa ridare identità a una comunità». Oggi seconda giornata. Mattinata sul Gran Sasso e serata al parco del Castello con degustazioni, premiazioni e spettacoli.