“L’ipotesi riguardante quota 100 a 62 anni merita un approfondimento e, se venisse formalizzata senza vincoli surrettizi, sarebbe una cosa positiva. Ma - sottolinea il dirigente sindacale - questo tema non esaurisce le questioni previdenziali da affrontare con urgenza, perché quota 100 riguarda una parte limitata del mondo del lavoro".
Il segretario confederale spiega infatti che "lascerebbe fuori quasi del tutto i giovani, le donne, il lavoro discontinuo, intere aree geografiche del Paese, per i quali, non essendo in grado di raggiungere quei livelli di contribuzione, le condizioni rimarrebbero quelle previste dalla legge Fornero".
A maggior ragione - aggiunge - se venisse superata l’Ape sociale, che, per alcune categorie più deboli di lavoratori, prevede un minimo di contributi che può andare dai 28 ai 36 anni".
"È necessario inoltre - sostiene in conclusione Ghiselli - affrontare e risolvere definitivamente il tema esodati, la proroga di opzione donna e la questione dei 41 anni. E va garantita agli attuali pensionati l’effettiva tutela del valore della loro pensione, scongiurando anche i rischi di illegittimi ricalcoli o contributi di solidarietà da prelevare anche dalle pensioni di importo medio”.