La seconda richiesta è la lotta alle ingiustizie sociali per mettere fine alle troppe disuguaglianza nei diritti di cittadinanza, nella sanità, nell’assistenza, compreso chi non è più autosufficiente, che siano anziani o bambini. Quanto tutti capiremo che le politiche sociali e le politiche di contrattazione sociale devono essere non solo una scelta ma la scelta del sindacato generale: quando capiremo che non si rivolve il diritto alla salute, lo dico anche agli attivi, con la sanità e l’assistenza integrativa per chi ha un lavoro. E gli altri? sanità e assistenza sono prima di tutto diritti costituzionali, universali per tutti.
Terza richiesta: combattere la nuova e vecchia povertà di fronte alla spregiudicatezza di chi detiene una straripante ricchezza, mentre ci sono nove milioni di poveri, 1.300.000 famiglie senza un reddito, nel lavoro la precarietà taglieggia i salari, 8 milioni di pensionati devono vivere con meno di 750 euro al mese e altri, 3 milioni, con meno di 500 euro al mese rinunciano a curarsi. Anche a loro occorre estendere i famosi 80 euro al mese del Governo.
Renzi deve fare i conti col sindacato, anche su questo. Non solo ascoltare, ma contrattare con noi e noi dobbiamo contrattare con lui.Snobbarci a vicenda è una stupidaggine. Non dobbiamo farci frullare dal furbo populismo di Berlusconi, il quale non pagherà mai a sufficienza per le sue spregevoli colpe. Lancia la sua campagna elettorale usando gli anziani e promette di alzare le pensioni minime a 800 euro e il veterinario gratis per i cagnolini degli anziani.I gatti no, sono considerati troppo anarchici.
Io non ci sto. Voglio risposte concrete dalla politica e sono stufa di sentirmi dire, anche dalla politica a cui sono più vicina: hai ragione. Gradirei dei fatti, e lo Spi continuerà a lottare per avere risposte e non solidarietà pelosa o caritatevole. Per questo, nelle prossime settimane, per chiedere giustizia sociale, insieme a Fnp e Uil consegneremo al governo oltre un milione di cartoline dei pensionati. E ci incontrerà Renzi quando arriveremo con valanghe di cartoline.
Di fronte a queste emergenze gli iscritti ci chiedono di avere il coraggio di lottare. Per non farci incartare, così come è avvenuto con la riforma Fornero e di mobilitarci in tempo utile, non dopo che tutto è stato compiuto. Ma i nostri iscritti ci chiedono anche ascolto, partecipazione e unità. Unità deve diventare l’appello anche di questo Congresso.
C’è un mondo da riconquistare: se non lo facciamo subito la parole declino ci colpirà. Ritroviamo la forza di andare oltre i nostri abituali confini. da domattina andiamo a incontrare chi ci conosce ed è deluso e chi non ci conosce e coontinua a considerarci troppo lontani. Ritorniamo a fare le assemblee. Dobbiamo tuffarci dentro il cambiamento che ci ha sempre guidato nei cento anni di storia della Cgil.
Ha ragione la Camusso, la Cgil ha sempre avuto il coraggio di rinnovarsi. Proviamoci anche ora, e il più presto possibile. Per me il cambiamento significa presidiare città e territorio, aprendo sedi, stare in ogni luogo di socialità del territorio. Noi rafforzeremo le nostre leghe. Ma non basta che lo faccia solo lo Spi. Questa sfida riguarda tutti e tutti dobbiamo tuffarci a capofitto per cambiare la condizione sociale di tante persone.
Cambiare per estendere i diritti a chi non li ha e per portare tanti giovani nella Cgil e organizzarci per non lasciare solo nessuno, lavoratore o anziano che sia. cambiare, per ritrovare il gusto di rispettarci sempre, al di là delle diverse opinioni.
Stare uniti per rafforzare il nostro essere soggetto politico basato sulla confederalità e porci come forza di cambiamento e pretendere una lotta concreta e non a parole verso la immoralità dilagante, perché in questo Paese c’è una questione morale. Non lo dico perché ho nostalgia di Enrico Berlinguer, anche se mi manca la sua etica politica. Ma oggi dobbiamo porci come forza di cambiamento per scacciare dal nostro Paese i professionisti dell’evasione e dell’illegalità.