Giunge alla dodicesima edizione il Premio Nazionale di poesia in dialetto Vie della memoria-Vittorio Monaco, promosso dallo SPI CGIL Abruzzo Molise e organizzato insieme al Centro Studi e Ricerche Vittorio Monaco,
diventato ormai un appuntamento importante nel panorama dei premi letterari nazionali italiani.
Gli aspetti che ne fanno un concorso di grande interesse (e per certi versi unico) sono la scelta della lingua da utilizzare, il dialetto (ovviamente: tutti i dialetti nazionali), e il tema, che è quello civile del lavoro, della storia, dell’impegno sociale: caratteristiche definite dalla scelta dello SPI Abruzzo Molise di individuare nella poesia in dialetto una “via della memoria”, e quindi parte qualificante del suo Progetto Memoria.
Il concorso si rivolge a tutti, ma è particolarmente indicato per chi ha dedicato la propria vita all’impegno sociale e al lavoro. Clicca per scaricare il Bando della XII Edizione.
Quest’anno il Premio sarà dedicato al poeta di Colledara (TE) Fedele Romani, e quindi la premiazione avverrà il 30 settembre alle ore 10 presso la sala consiliare del Comune di Colledara.
Fedele Romani (Colledara, 21 settembre 1855 – Firenze, 16 maggio 1910) è stato uno scrittore, poeta e insegnante italiano. Insegnò al Liceo Dante di Firenze. Il padre, Giovanni, fu avvocato e consigliere provinciale di Teramo. Fedele studiò prima al seminario di Atri e successivamente nei licei di Teramo e L'Aquila. Frequentò in questi anni anche la scuola di disegno del pittore Gennaro Della Monica, affinando un talento naturale poi espresso nella produzione di caricature. Si laureò in lettere alla Normale di Pisa, avendo avuto come insegnanti Alessandro D'Ancona, Michele Ferrucci, Ferdinando Ranalli e, tra i compagni di studio, il dantista Guido Mazzoni. Fu professore di ginnasio a Potenza e a Cosenza, e quindi di liceo a Teramo, Sassari, Catanzaro, Palermo e Firenze. Nel capoluogo toscano, dove visse dal 1893 fino alla morte, fu anche docente nell'Istituto di Studi superiori e di Perfezionamento. I suoi interessi culturali furono estremamente differenziati. Notevole l'apporto agli studi danteschi con la pubblicazione di numerosi saggi e con la serie delle conferenze tenute per la "Lectura Dantis" a Orsanmichele. Si occupò inoltre di dialettologia e pubblicò approfondite indagini relative alle parlate in Abruzzo, Sardegna, Calabria e Toscana. La sua fama però è legata soprattutto all'opera narrativa. Ebbe vasta risonanza la pubblicazione di Colledara (Firenze, 1907), libro di memorie che descrive personaggi e vita quotidiana di una località nell'area del Gran Sasso d'Italia. Per cura di Guido Mazzoni, nel 1915, fu pubblicato postumo "Da Colledara a Firenze" che rappresenta in qualche modo la sua autobiografia intellettuale. Compose inoltre poesie nel dialetto della montagna teramana e collaborò anche a numerosi periodici tra i quali La Gazzetta di Teramo, La Provincia, il Corriere Abruzzese, La Lettura e Il Marzocco edito a Firenze da Adolfo Orvieto. Fu amico di Giovanni Pascoli, che gli dedicò i suoi Poemi italici. È sepolto nel Cimitero delle Porte Sante di Firenze.