Riflessioni di un geriatra molisano
Il Covid- 19 ha portato drammaticamente all'attenzione pubblica il problema delle residenze per anziani. Mai, prima d’ora, si era tanto parlato di tali strutture!
Premesso che è comunque prioritario il potenziamento e la riorganizzazione della medicina territoriale e dell’assistenza domiciliare integrata al fine di favorire la permanenza degli anziani nella propria domiciliarità, ritengo che sia utile iniziare a riflettere sul tema delle residenze comunitarie.
In questa fase di emergenza sanitaria, vi sono molti che asseriscono che le cose non potevano andare diversamente, in quanto gli effetti letali da coronavirus avvengono con facilità tra gli anziani nelle case di riposo e nelle RSA, perché essi sono già affetti da diverse patologie. I sostenitori di tale tesi o non hanno capito la gravità di quanto sta accadendo, oppure se capiscono la portata degli eventi, evitano di parlarne, per non mettere in discussione un sistema di residenzialità consolidato da decenni.
Altro errore di valutazione, che spesso si compie, è quello di considerare le residenze per anziani delle strutture che agiscono in piena autonomia dal servizio sanitario nazionale e/o dal sistema dei servizi sociali; per cui, qualsiasi evento negativo si verifichi, dipende esclusivamente dall’incapacità gestionale delle strutture stesse. Contrariamente a quanto si pensa, le indicazioni inerenti sia la verifica delle condizioni degli ospiti, sia le azioni da mettere in campo, come nel caso di pazienti contagiati dal Coronavirus, spettano agli enti responsabili delle politiche sanitarie, ovvero alla Regione, e tutte le strutture sono tenute ad attuarle.
Durante questo periodo di emergenza, le indicazioni non sono state date affatto o sono state date tardivamente e con modalità comunicative inefficaci (p. es. invio di una circolare senza neppure il riscontro che essa sia stata letta). Le scelte (o non scelte) della Regione rappresentano ed evidenziano la qualità del rapporto tra gli ospedali e la rete dei servizi locali, il ruolo attribuito agli interventi nel territorio e, non ultimo, l‘incapacità dell’amministrazione regionale di governare il sistema sanitario. A voi il giudizio!
Mentre la comunicazione Regionale era carente e/o inefficace, i giornali, le televisioni, le radio, la rete hanno lanciato e continuano a lanciare messaggi che fanno percepire all’opinione pubblica che le residenze per anziani siano strutture sconsigliabili, se non addirittura focolai di contagio.
Mettiamoci nei panni di familiari che abbiano sentito parlare di residenze per anziani soltanto in questa circostanza e che in un prossimo futuro debbano valutare la possibilità che un proprio caro vada a vivere in una di queste strutture.
Certo le stesse hanno evidenziato numerose criticità, molte delle quali sono dovute ad una normativa regionale per l’accreditamento e/o l’autorizzazione, che non ha saputo tener conto della realtà. Come si può scrivere in tale normativa, nello specifico per le case di riposo, che esse ospitano solo anziani autosufficienti o parzialmente non autosufficienti, comunque capaci di badare in modo autonomo alla cura della propria persona?
Date queste premesse, considerato che gli anziani in casa di riposo non presentano particolari problemi di salute, la normativa non prevede la presenza di un infermiere neanche per poche ore al giorno, per non parlare poi della presenza di un fisioterapista o di un geriatra.
Bisogna assolutamente rivedere la normativa, gli standard di personale e quelli strutturali, e bisogna farlo subito: il Covid-19 resterà tra noi per ancora molto tempo! Da oggi dobbiamo, allora, impegnarci in maniera assidua su due fronti:
- spiegare cosa sono le residenze per anziani: strutture per assicurare l’assistenza appropriata agli anziani bisognosi di cure che, già da ora nella stragrande maggioranza delle situazioni, sono accolti con preparazione, sensibilità e premura;
- contrattare con la Regione la revisione delle normative di accreditamento e dei programmi di formazione degli Oss (tanta teoria e poca pratica!) e l’individuazione di forme di sostegno alle strutture che in questo periodo di emergenza hanno visto diminuire le loro entrate economiche, mantenendo comunque inalterati gli standard di personale.
Mino Dentizzi geriatra