Intervengono Franceschino Barazzutti Sindaco di Cavazzo 1976, Ivano Benvenuti Sindaco di Gemona 1976, Loretta Del Papa Spi L’Aquila, Vezio De Lucia Urbanista, Pietro Di Stefano Assessore alla ricostruzione Comune dell’Aquila, Roberto Dominici Consigliere regione Friuli V.G. 1976, Gino Dorigo Spi Friuli V.G., Amedeo Pascolo Sindaco di Venzone, Enrico Pugliese Sociologo, Mario Sai Spi nazionale, Daniela Vivarelli Spi Udine, Giovanna Zippilli Spi Abruzzo. conclude Riccardo Terzi Segretario nazionale Spi-Cgil
Terremoto L’Aquila. La macchina della ricostruzione è ferma. Lo SPI lancia l'allarme. A oltre due anni dal terremoto, nel cratere sismico nulla è cambiato. Lo Spi nazionale, insieme a Spi l’Aquila, Spi Abruzzo e Spi Friuli Venezia Giulia, ha promosso una nuova iniziativa il 27 e 28 settembre di seguito a quella del 13 aprile: “Ricostruire il futuro: proposte a due anni dal terremoto” tenutasi a L'Aquila. Questa volta, il luogo scelto per il seminario dal titolo “Ricostruire la città, ricostruire la comunità” è in Friuli, con le forze sociali, le amministrazioni locali delle due regioni, gli esperti (visite guidate a Venzone e Gemona), per discutere e verificare sul campo i processi, i modi, i tempi della ricostruzione delle città friulane interessate dal terremoto del 1976. Ecco i dati aggiornati a settembre 2011 sui cittadini de L’Aquila senza casa. Dal 13 aprile, data dell’iniziativa “Ricostruire il futuro: proposte a due anni dal terremoto” organizzata a L’Aquila dallo Spi nazionale unitamente allo Spi Abruzzo e allo Spi L’Aquila, la situazione nel cratere sismico non è molto cambiata. Alla data del 6 settembre i “senza casa” sono circa 35.000 (solo 3.000 in meno rispetto al 5 aprile) di cui 20.400 alloggiati nel progetto CASE e nei MAP (moduli abitativi provvisori), 1.800 in case in affitto concordato, 12.192 godono del contributo per autonoma sistemazione, 816 sono in strutture ricettive ed in strutture di permanenza temporanea (caserme). Complessivamente gli aquilani ancora fuori dalla propria casa sono una parte consistente del totale, circa 28.000 (10.000 godono del contributo di autonoma sistemazione, 13.500 circa sono alloggiati nel progetto CASE, 2.800 circa nei MAP). Si tratta di sistemazioni lontane da qualsiasi tipo di servizio sia socio-ricreativo che commerciale. Gli anziani che vi vivono (il 18 per cento del totale) hanno perso ogni tipo di autonomia. La ricostruzione così detta pesante, edifici strutturalmente danneggiati, non è iniziata e quella leggera, edifici non danneggiati strutturalmente, va a rilento. Sul versante istituzionale il governo continua a gestire la complessa situazione del territorio con ordinanze. Il conflitto tra la gestione commissariale straordinaria e gli enti locali territoriali provoca mancanza di trasparenza e di partecipazione, genera confusione. Da settembre 2009 siamo ancora in attesa di ricevere indirizzi da parte del Comune dell’Aquila per l’utilizzo della donazione Spi finalizzata al recupero di un immobile sito nel centro storico in cui aveva sede un centro anziani. Sul versante economico sociale la situazione è molto seria. Persiste la mancanza di una visione complessiva della fase che stiamo vivendo con conseguente incapacità ad adottare le decisioni idonee a sostenere vecchie e nuove imprese e a creare posti di lavoro. Poco o nulla si è fatto per ricostruire i legami sociali e ridare senso alla vita della comunità.