All'evento hanno partecipato Alessandro Genovesi, segretario generale nazionale della Fillea Cgil, Guido Quintino Liris, assessore regionale Aree Interne e Cratere, Graziano Gorla, segretario nazionale Fillea Cgil-Dipartimento legalità; Carmine Ranieri, segretario generale Cgil Abruzzo e Molise, Silvio Amicucci, segretario regionale Fillea Cgil Abruzzo-Molise ed Emanuele Verrocchi, segretario provinciale Fillea Cgil L'Aquila.
L'iniziativa è stata occasione per riportare l'attenzione sull'Aquila e tracciare un bilancio dell'attività del settore edile nel processo di ricostruzione, a dieci anni dal sisma. Sulla base dei dati forniti dalla Cassa Edile dell''Aquila, alla fine del 2009 le imprese iscritte tra Cassa e Scuola edile della provincia dell’Aquila erano 1.424, nel 2018 sono scese a 1.166, con un saldo passivo pari a 258. Soltanto nell'ultimo anno (2018) il numero di occupati nel settore edile in provincia ha registrato un calo di 800 posti di lavoro (nell'ultimo semestre sono stati tuttavia recuperati 168 lavoratori). Complessivamente nell'arco del decennio, si è passati da 8703 occupati (2009) a 8351 (2018). Contestualmente il settore ha visto un innalzamento dell'età media dei lavoratori (45 anni), molti dei quali stranieri.
"Ciò testimonia la scarsa attrattività del settore per i giovani -ha affermato Emanuele Verrocchi- che si orientano verso altri mestieri impoverendo il comparto, ritenuto incapace di garantire prospettive. In un'ottica di riposizionamento del mercato dell'edilizia in Abruzzo e non solo, occorre puntare sulla formazione. Per questo stiamo portando avanti il progetto della nuova scuola edile a L'Aquila, che, salvo imprevisti, sarà aperta entro fine anno". A preoccupare il sindacato, è anche un generale rallentamento dei flussi finanziari destinati alla ricostruzione, in particolare quella pubblica, ancora al palo. Si lavora meno e dove ci sono cantieri attivi il contratto nazionale applicato non è quello dell'edilizia, con molti lavoratori irregolari e minore attenzione alla sicurezza.
"Nel settore edile non c'è solo la questione del lavoro nero -ha commentato Alessandro Genovesi- ma anche molta ‘sotto-dichiarazione’, per esempio in molti lavorano 40 ore, ma in cassa ne vengono versate la metà. Questo perché purtroppo è un settore frammentato e a rischio di infiltrazioni. Per questo la battaglia che portiamo avanti come sindacato e che portano avanti i lavoratori è quella di avere innanzitutto il rispetto del contratto, quindi corretti versamenti e rispetto delle norme sulla sicurezza. Per questo noi avevamo sperimentato a L’Aquila lo strumento del Durc ( documento unico di regolarità contributiva) congruità, che ha permesso di regolarizzare molti lavoratori e denunciare allo stesso tempo i ‘furbetti della ricostruzione’. Nel 2017 è venuto meno e noi temiamo che questo abbia portato di fatto ad un aumento del lavoro nero, ma anche all’aumento dello sfruttamento, per esempio per tutte quelle maestranze che sono regolari, ma ricattati. E tutto questo produce un effetto sugli operai, ma anche sulla qualità della ricostruzione stessa perchè dove si risparmia sui costi del lavoro, spesso, si risparmia anche sui materiali".
Di qui, le due proposte di legge tese a garantire un lavoro regolare e di qualità e a sostenere lo sviluppo delle aree colpite da eventi calamitosi: una legge regionale (che in Umbria è già realtà) che preveda l’obbligatorietà del Durc congruità come regola, non solo per la ricostruzione, ma per tutti i tipi di cantieri (indipendentemente dalla tipologia del manufatto) e una legge quadro nazionale per la prevenzione e la gestione delle emergenze post calamità, che ponga al centro anche l’urgenza di omogeneizzare l’azione legislativa in caso di eventi calamitosi. "Chiediamo anche una maggiore attenzione per le notifiche preliminari -ha aggiunto Genovesi- perché abbiamo anche un’altra contraddizione: il Comune sa che c’è un cantiere, la Asl è a conoscenza di un altro ‘pezzettino’, ma le informazioni non girano, per questo avere le notifiche preliminari in cassa edile a disposizione del sindacato e delle istituzioni vorrebbe dire mettere in trasparenza il cantiere. E dove c’è trasparenza e legalità, quasi sempre c’è anche il rispetto dei diritti dei lavoratori, dove non c’è trasparenza di solito c’è maggiore insicurezza e sfruttamento e rischio di infiltrazioni mafiose".