La negativa fase politica economica e sociale che stiamo attraversando ci impone un grande impegno per dare senso, dignità e forza alle nostre idee ma direi alle nostre scelte di vita, alla nostra stessa quotidianità. Il documento congressuale “ I diritti e il lavoro oltre la crisi”, che ha registrato la stragrande maggioranza dei consensi, prosegue idealmente e concretamente il percorso tracciato dal XV Congresso.
Parte da una cruda analisi della crisi epocale che stiamo vivendo. Nel documento si legge……“Chi aveva teorizzato l’autosufficienza ed il primato dei mercati - e la disuguaglianza come leva della crescita – ha riscoperto il ruolo insostituibile degli stati e del denaro pubblico, i tanti diseguali sono diventati improvvisamente cittadini assolutamente uguali quando si è trattato di indirizzare le risorse di tutti al salvataggio del sistema! In questo la crisi che stiamo attraversando è anche crisi morale di valori.”…. Ogni crisi di carattere epocale ha dentro di sé anche i fattori del cambiamento. Tutti quelli che pensano di tornare al mondo di prima coltivano un’illusione che non ha fondamento o, se lo avesse, porterebbe a nuove crisi e nuove contraddizioni.”…..
Ho voluto riportare questi passi perché ritengo che nella nostra provincia abbiano un particolare significato. Molti di noi, infatti, sono stati protagonisti, nostro malgrado, di una vicenda che ha sconvolto la nostra vita, aggravato la disoccupazione, spezzato le relazioni umane, annullato ogni possibilità di rapporti sociali. Abbiamo toccato con mano cosa può significare la mancanza di democrazia, cosa significa subire decisioni assunte in nome dell’efficienza che non sempre è accompagnata dall’efficacia, cosa significa dover tollerare, per senso di responsabilità nei confronti di chi ha perso tutto o quasi tutto, scelte che hanno impegnato molte risorse finanziarie, senza trasparenza, che hanno risolto solo in parte i problemi e contribuito a distruggere un tessuto sociale ed economico che già si trovava in difficoltà.
Mi riferisco, ovviamente, alla tanto osannata azione del governo in carica, attraverso la protezione civile, nel territorio del cratere sismico. Ad oggi ancora 3500 cittadini vivono sulla costa. Di questi più del 70 per cento è una coppia o un single e sono per lo più anziani. Altri 2650 sono negli alberghi del capoluogo e delle frazioni o a Lucoli, Rocca di Mezzo ed anche tra di loro vi sono molti anziani. Da tempo ho rappresentato questo problema al Prefetto e, tre mesi fa insieme ai colleghi della FNP CISL e della UILP, al Sindaco dell’Aquila. In quella stessa occasione abbiamo cercato di affrontare il tema dei centri civici nei diciannove nuovi insediamenti abitativi antisismici che per ora dispongono solo di aree riservate. La situazione è grave e va incrociata con i dati sulla cassa integrazione: l’Abruzzo è la terza regione per incremento percentuale delle ore di cassa integrazione, al secondo posto per numero di ore, nella graduatoria provinciale L’Aquila è al terzo posto.