Vogliamo un’Italia capace di stare nel mondo, in modo aperto e solidale con tutti i popoli, soprattutto con quelli che lottano per la libertà come ora quelli del Nord Africa. Vogliamo che l’8 marzo sia, come il 13 febbraio, il giorno di tutte. Delle donne che lavorano stabilmente fuori e dentro casa, di quelle che cercano lavoro e non lo trovano, delle lavoratrici costrette al lavoro nero, delle licenziate, delle precarie, delle tante che hanno lasciato lontano le loro famiglie per occuparsi delle nostre, e delle donne ridotte in schiavitù.
Vogliamo che l'8 marzo sia il giorno delle donne dell'Aquila, giovani ed anziane, che dopo il terremoto non si sono mai arrese; hanno lottato contro la disgregazione, continuando a curare gli affetti, le amicizie, i legami sociali; hanno animato i movimenti cittadini per la ricostruzione; hanno svelato ogni giorno le menzogne dell'informazione-spettacolo che esaltava la bravura del "capo" e dimenticava di raccontare la fatica quotidiana di vivere in un territorio devastato, senza servizi, senza luoghi di vita collettiva. Nessuno sa cos'è la precarietà più di queste donne che hanno perso la casa, i ricordi, il lavoro; perciò le voci delle donne Aquilane si uniscono oggi a quella di chi manifesta nelle piazze per chiedere lavoro, dignità, possibilità di progettare un futuro per sé e per l'Italia.
Vogliamo un paese capace di raccontare e valorizzare la fatica e la forza delle donne. E' tempo di riprendere nelle nostre mani il destino della nostra città e il filo conduttore delle nostre vite.
Comitato Se non ora quando l'Aquila.