I motivi della mobilitazione sono stati illustrati, stamani, a Pescara, dai segretari regionali delle tre federazioni. I sindacalisti hanno evidenziato che in Abruzzo il 13 per cento delle famiglie non arriva a fine. I pensionati, secondo i dati Inps, vivono mediamente con 600 euro, "un dato - hanno detto - molto inferiore alla media del Paese e a cui dobbiamo sottrarre il peso delle tasse: il reddito medio da pensione e' quello piu' basso. La crisi economica ha reso le famiglie sempre piu' povere e indebitate e i pensionati non riescono piu' ad essere l'ammortizzatore sociale".
Antonio Iovito (Spi Cgil) ha spiegato che scenderanno in piazza per chiedere, tra le altre cose, la difesa delle pensioni di reversibilita': "Su questo punto - ha evidenziato - poniamo un problema di carattere costituzionale perche' i contributi sono stati versati anche per rendere le pensioni reversibili". Giovanni Orsini (Uil pensionati) ha posto la questione della modifica della legge Fornero "per facilitare la flessibilita' in uscita e permettere l'entrata dei giovani nel mondo del lavoro". Tra le richieste al Governo anche la tutela del potere d'acquisto delle pensioni; il recupero del danno prodotto dal blocco della rivalutazione; la separazione tra previdenza e assistenza; uguali detrazioni fiscali per lavoratori dipendenti e pensionati; l'estensione degli 80 euro alle pensioni piu' basse; maggiori risorse per l'invecchiamento della popolazione e una legge quadro per la non autosufficienza. "In Abruzzo - ha sostenuto Luigi Pietrosimone (Fnp Cisl) - la situazione e' molto grave. Pensiamo, ad esempio, alla disoccupazione giovanile. Al di la' delle promesse, riscontriamo nella nostra regione una grave crisi occupazionale. Attraverso queste manifestazioni - ha concluso - vogliamo porre l'attenzione su questi problemi e cercare un confronto con la giunta regionale per una concertazione finalizzata a risolvere la situazione". (AGI)