La scorsa settimana LiberEtà aveva messo insieme tutti i casi delle regioni a maggior diffusione del contagio al Nord e aveva sottolineato con forza come, in assenza di misure e procedure specifiche, le case di riposo dell’intero territorio nazionale rischiavano di essere toccate pesantemente dall’epidemia. Ecco, sta già avvenendo. E il contagio ora si estende al Sud dove, ancora una volta, le autorità locali e le strutture appaiono impreparate rispetto al dramma dei degenti e del personale, che spesso non ha né la preparazione né i mezzi adeguati per fronteggiare il coronavirus. E così, mentre al Nord si segnalano nuovi casi in Val d’Aosta, Trentino Alto Adige, Liguria, Toscana, Emilia Romagna (a Parma in una casa che ospita padri saveriani ritirati si registrano già ben dodici morti), la mappa, purtroppo provvisoria dell’epidemia, ci dice che nuovi casi toccano anche regioni del Centro e del Sud che fino a questo momento sembravano immuni, come la Sicilia, il Lazio, la Puglia e Sardegna.
Il segretario dello Spi Cgil Ivan Pedretti ritorna sul tema dal suo profilo facebook, denunciando l’estrema gravità della situazione: “Non possiamo più usare mezzi termini e abbiamo l’obbligo di rappresentare a chi sta gestendo questa crisi la realtà per quello che è. Nelle case di riposo sta avvenendo una strage silenziosa di anziani con l’aumento giorno dopo giorno dei casi di contagio che riguardano ormai l’intero territorio nazionale e non più soltanto le regioni del nord dove il virus è maggiormente diffuso”.
In Toscana sono trenta i casi positivi al Covid-19 nella residenza socio-assistenziale per anziani di Bucine, in provincia di Arezzo: ventidue ospiti e otto operatori. Ancora altri cinque casi nella Rsa Leoncini di Pontedera, in provincia di Pisa.
A Sud il caso più emblematico è quello di Villafrati, un comune di tremila abitanti in provincia di Palermo diventato negli ultimi giorni zona rossa. La decisione di chiudere il paese era stata presa dalla Regione Sicilia, dopo aver individuato alcuni casi positivi di Covid-19 nella casa di riposo Villa delle Palme. Oggi, mercoledì 25 marzo, il numero dei positivi al test era 72. Sempre in Sicilia, è molto grave la situazione della casa di riposo Come di incanto di Messina, dove venti anziani su settantuno sono già risultati positivi al Covid-19. Da giovedì scorso sedici operatori sono in isolamento, senza poter essere sostituti, e altri ancora devono essere sottoposti a tampone. Un’anziana di novantasette anni è deceduta dopo il trasporto in ospedale. “Rischiamo una strage annunciata. Non si può più assistere inermi al bollettino di contagi che cresce di ora in ora, occorre intervenire con tutti i mezzi possibili per salvaguardare le persone piu’ deboli e gli operatori che se ne prendono cura”. Lo scrivono in una nota congiunta i segretari generali di Spi CGIL Fnp CISL e Uilp UIL Sicilia Maurizio Cala’, Alfio Giulio e Nino Toscano che chiedono che “l’assessorato alla Sanità, insieme ai Comuni, avvii subito controlli mirati su tutto il territorio siciliano”. “In tutto il Paese -dicono i tre esponenti sindacali – si stanno verificando gravissimi casi di contagio collettivo nelle case di riposo per anziani e anche in Sicilia in queste ore questi si stanno moltiplicando i casi”. Cala’, Giulio e Toscano sottolineano dunque la “necessita’ di andare a verificare quale siano le condizioni di vita e di salute dentro queste strutture, di dotare anziani e operatori di attrezzature di protezione contro il virus, di verificare se gli ambienti sono sanificati, di attrezzare un collegamento per video chiamate per mettere in contatto i pazienti con le loro famiglie, e, in caso di dubbio sanitario, di fare subito i tamponi”.
A Bari, un uomo di ottantacinque anni è morto e altre nove persone sono risultate positive al coronavirus all’interno del centro per anziani Don Guanella, che attualmente ospita ottantasei persone. I tamponi, non somministrati a tutti ma soltanto a chi presenta sintomi, sono stati effettuati dopo il primo caso positivo, quello dell’ottantacinquenne che era stato ricoverato in ospedale una settimana fa perché risultato positivo e poi deceduto. Nella struttura sono ospitati molti anziani non autosufficienti.
Nel Lazio è la casa di riposo gestita dalla Fondazione Giovanni XXIII a Roma a rappresentare un nuovo focolaio di infezione, con diciotto positivi in tutto, quindici anziani e tre operatori. Una signora di novantatré anni è morta e un altro è stato ricoverato. “Vista la gravità della situazione – ha dichiarato l’assessore alla sanità della Regione Lazio Alesio D’Amato – e l’insufficienza dell’azione messa in campo dalla proprietà della casa di riposo, che non adempie alle prescrizioni indicate dalla Asl Roma 2, si è ordinato alla Asl di subentrare nella gestione sanitaria vista la impossibilità della proprietà, e di predisporre tutte le azioni tese a garantire l’approvvigionamento del vitto agli ospiti della struttura che continuerà ad essere posta in isolamento”.
In Sardegna il contagio avanza colpendo a macchia di leopardo. A Sassari ventiquattro casi positivi nella residenza Casa Serena: sette ospiti e diciassette dipendenti. Quattro morti a Sanluri: dopo i decessi non è stato fatto il tampone, ma il sindaco ieri ha chiuso la struttura, ospiti e operatori restano all’interno in quarantena.
Di fronte a questa situazione, il segretario dello Spi Pedretti, invoca interventi urgenti: “Bisogna fare presto, dotare gli operatori socio-sanitari dei dispositivi di protezione individuale, chiudere queste strutture all’esterno laddove ciò non è ancora avvenuto, sottoporre tutti ai tamponi per isolare i focolai”. Al momento, conclude, “non ci risultano iniziative specifiche adottate per queste strutture. Non si può continuare a fare finta niente, non ci possiamo permettere ulteriori perdite di tempo. Servono soluzioni e servono subito”.
Intanto da Genova arriva l’idea di “quarantena bianca” lanciata dal medico spezzino Marco Enzani, direttore sanitario delle due Rsa Villa San Fortunato di Rapallo e Camogli per tutelare la salute degli ospiti. Da queste strutture non si entra e non si esce più. Tutti in isolamento: ospiti e personale. “Non e’ una imposizione, ma una sfida che operatori socio-sanitari, infermieri e fisioterapisti, cuochi e addetti alle pulizie hanno deciso di ‘giocare’ per proteggere la salute dei ‘nonni’, ha detto all’Ansa Enzani. La quarantena bianca nasce per tutelare la salute di tutti, anziani e le professionalità che vi operano. “L’unica soluzione utile per fronteggiare la pandemia e’ l’isolamento”.