Circa duemila persone sono scese in piazza per difendere la sanità pubblica e il diritto alla salute in Abruzzo regione in cui 120.000 cittadini rinunciano a curarsi.
L’Abruzzo è l’ultima regione d’Italia nel garantire i LEA. La Giunta Regionale, dopo aver sostenuto che il Modello Sanitario Regionale era da esportare, lo ha riempito di debiti. Per rimediare taglia ulteriormente i servizi, intanto aumentano le persone che vanno a curarsi in altre regioni e quelli che non possono curarsi, mentre nulla si è fatto concretamente sulle liste d’attesa.
Il corteo è partito alle 10 da Piazza Ovidio fino in piazza Unione, dove alle 12.00 sono intervenuti Antonio Iovito Segretario generale Spi Cgil Abruzzo Molise, Vincenzo Traniello Segretario generale Fnp Cisl Abruzzo Molise, Michele Lombardo Segretario generale Uil Abruzzo. Lungo il percoso e dal palco interventi di operatori sanitari, lavoratori, rappresentanti delle associazioni dei disabili, rappresentanti delle istituzioni locali.
La protesta è contro i tagli indiscriminati dei piani di risanamento delle ASL, che non ripianano i bilanci ed aggravano solo le condizioni dei cittadini e dei pensionati; contro la Giunta Regionale che ha dimostrato il fallimento, con un deficit finanziario di 122 mln nel 2023 e in crescita per il 2024, scoperto improvvisamente dopo la campagna elettorale, ma anche per l’apertura di un dibattito pubblico e trasparente per il rilancio del Sistema Sanitario Nazionale e Regionale.
Chiediamo l’aumento del finanziamento del SSN e di conseguenza di quello regionale, pari a quello degli altri Paesi europei; il finanziamento del fondo per la non autosufficienza e l’attivazione delle strutture e attività della medicina territoriale; un programma reale di riduzione delle liste d’attesa, per l’attivazione delle Case di Comunità e della assistenza domiciliare (non solo muri, occorrono strumenti e personale), un piano pluriennale di assunzione nella sanità, in modo da coprire le attuali e future carenze del sistema pubblico; garantire i Lea e il diritto alla salute come previsto dalla Costituzione e impedire ulteriori disagi a causa dell’autonomia differenziata.