Un’occasione per il sindacato dei pensionati di fare il punto a seguito della sentenza della Consulta e del decreto sulle pensioni e per lanciare le proprie proposte su previdenza e fisco in previsione della prossima legge di stabilità.
L’Assemblea si è aperta con l’intervento del segretario nazionale dello Spi-Cgil Ivan Pedretti. A seguire i pensionati e gli attivisti provenienti da tutta Italia e il segretario organizzativo della Cgil nazionale Nino Baseotto. La chiusura della giornata è invece affidata al segretario generale Carla Cantone.
Una relazione, quella di Pedretti, densa di temi, argomenti e proposte che riguardano le politiche previdenziali e sociali del nostro paese, ma anche ciò che su questi temi chiama direttamente in causa il governo europeo, l’azione della Confederazione europea dei sindacati (Ces) e quella della Federazione europea dei pensionati (Ferpa).
«L’Europa sociale che vogliamo – ha affermato Pedretti – dovrà riequilibrare il potere oggi senza limiti delle banche centrali, della speculazione finanziaria, dovrà costruire un metodo di coordinamento delle politiche economiche nazionali,delle politiche sociali e dell’invecchiamento, delle politiche fiscali, delle politiche della formazione e della ricerca». «In Europa – ha aggiunto il segretario nazionale dello Spi Cgil – abbiamo bisogno di leggi per la Non autosufficienza, per il Salario minimo orario, per una sanità di rete Europea. Abbiamo bisogno di interventi per favorire integrazione culturale, inclusione sociale, tolleranza e solidarietà; per garantire diritti di cittadinanza tra cittadini con culture, religioni etnie diverse. Abbiamo bisogno di una Carta dei diritti degli anziani».
Per quanto riguarda, invece, la situazione italiana, secondo Pedretti resta urgente il bisogno di approvare una legge nazionale per aiutare le persone non autosufficienti e i loro familiari. Ma c’è un’altra questione importante che, ha affermato Pedretti, « ci attraversa ormai da un ventennio, quella più dibattuta in questi giorni: il tema della previdenza, delle pensioni e riguarda sia i pensionati sia i lavoratori, quelli in odore di pensione ma anche le nuove generazioni». Tema che non può e non deve essere affrontato dividendo i giovani dai pensionati. «Pensiamo – ha detto Pedretti – che occorra preparare urgentemente una proposta seria sia sul tema della rivalutazione delle pensioni, sia su una risposta compiuta verso le pensioni più basse che pur avendo la protezione al 100% hanno però comunque un reddito basso. Ma faremo una proposta che rinsaldi il rapporto con i giovani e, infine, un intervento fortemente correttivo della legge Fornero sulla flessibilità in uscita dal lavoro e una modifica del meccanismo dell’aspettativa di vita».
Concretamente – ha puntualizzato Pedretti – sulla sentenza della Consulta proponiamo un’ulteriore restituzione ai pensionati, a partire dalla modifica del decreto Poletti e poi dalla legge di stabilità, anche in misura scaglionata; la ricostituzione del sistema di rivalutazione per fasce orizzontali per tutte le pensioni; la costituzione di un fondo per migliorare la copertura previdenziale dei lavoratori più deboli nel mercato del lavoro e delle future generazioni, utilizzando una parte delle risorse acquisite con i blocchi della rivalutazione di questi anni. Allargare la platea dei pensionati aventi diritto alla quattordicesima, passando dalla soglia dei 750 euro ad una soglia sino a 1200 euro; modifica della legge Fornero, applicando la flessibilità in uscita dal lavoro che riguardi tutte le forme di accesso alla pensione fissando una età minima e massima (62-67) come avviene in tutti i paesi europei e operando per fare in modo che l’età legale di pensionamento coincida il più possibile con quella di accesso alla pensione. Ricordo che l’Italia ha l’età legale più alta, mentre quella di uscita dal mercato del lavoro è tra le più basse; legare l’aspettativa di vita all’età anagrafica ed al lavoro che abbia carattere di usura e di conseguenza di aspettativa di vita minore alla media del Paese. Inoltre, proponiamo la parificazione della no tax area a quella del lavoro dipendente, la restituzione del fiscal drag, come forme di integrazione al reddito e di tutela delle pensioni più povere. Per le persone incapienti proponiamo l’introduzione di una imposta negativa a restituzione delle mancate detrazioni; rafforzare l’adesione dei lavoratori ai fondi integrativi previdenziali, introducendo la forma del silenzio assenso, favorendo così una reale integrazione alla pensione pubblica.
Infine un grande NO alla proposta che continua a circolare, ed in modo particolare sostenuta dal presidente dell’inps Boeri, del ricalcolo contributivo. Se cosi fosse dovremo immediatamente rispondere con una grande mobilitazione nel paese. Con questa proposta intendiamo aprire una prima fase di confronto unitario con le altre due organizzazioni sindacali, oltreché con la Cgil e poi presentarla la governo, al parlamento, a tutte le forze politiche presenti in parlamento e chiedere loro di trasformarla in disegno di legge». Gli anziani con i giovani, non contro
L’invecchiamento della popolazione se visto attivamente può contribuire positivamente al futuro di una collettività. La persona anziana in una società complessa come la nostra è una figura solidale, sia nella famiglia che nella società stessa. «Le persone anziane – ha osservato il segretario nazionale dello Spi Cgil – sono spesso impegnate nel volontariato, in aiuto a chi sta male, ai non autosufficienti,nelle attività di servizio, dove lo stato non arriva, come fate tanti di voi nelle leghe e nelle sedi sindacali. Per questo – ha aggiunto – Siamo davvero stanchi di vederci dipingere come cittadini egoisti, che tolgono il futuro ai giovani.
Vogliamo qui rilanciare l’identità della persona anziana, del pensionato, non come vuoto a perdere, ma come soggetto economicamente attivo e come persona che sta nel futuro per il poco tempo che ancora gli compete assieme ai giovani, del resto noi siamo la loro memoria, la loro storia e senza memoria non si entra nel futuro». Contrattazione: non solo nelle fabbriche, ma anche nelle istituzioni locali «La contrattazione ha significato nel nostro paese un importante fattore democratico di partecipazione dei lavoratori e dei cittadini alle scelte politiche socioeconomiche sia nazionali che territoriali. Per noi deve ritornare ad essere quello strumento di democrazia partecipata che da anni si è affievolita e va fatta dove i lavoratori vivono e operano. Il mutamento del sistema industriale e produttivo italiano ha di fatto indebolito ed accentuato la crisi della rappresentanza dei soggetti sociali, in particolar modo delle organizzazioni sindacali e di quelle delle imprese.
Occorre dunque ripensare il sistema delle relazioni sindacali e quello contrattuale per costruire un complesso di democrazia economica che vede le rappresentanze dei lavoratori soggetti di controllo nel governo delle scelte delle imprese, e al contempo rapporti bilaterali tra le parti capaci di garantire diritti e contrattazione anche per quei lavoratori che operano nelle piccole e piccolissime imprese. In questo contesto la contrattazione sociale disegna l’idea più avanzata del sindacato confederale, è la risposta a quella crisi di rappresentanza e rappresentatività del sindacalismo italiano, è la nuova frontiera del nuovo sindacato confederale, che unisce i diritti del lavoro con quelli di cittadinanza, una contrattazione spostata sul territorio, che se ne occupa in tutte le sua sfaccettature costruendo nuove ed inedite protezioni sociali, nuovi diritti tra soggetti forti e deboli della società, sia essi lavoratori che pensionati, che giovani precari che lavoratori autonomi. Una contrattazione sociale regolata da un rapporto condiviso tra le parti istituzionali e quelle sociali sindacali e delle imprese.
Essere interlocutori sociali significa provare per davvero ad occuparci del territorio, delle condizioni materiali e sociali di milioni di lavoratori e pensionati. Il sindacato generale dei pensionati propone la ricostruzione di un sindacato che sta nel territorio, di sindacalisti di quartiere capaci di interpretare prima e contrattare poi i nuovi bisogni dei cittadini che una società complessa e fortemente articolata determina. Di un sindacato che unisce la tutela collettiva con quella individuale, allargando la nostra capacità di dare servizi non solo previdenziali e fiscali, ma anche servizi sociali di indirizzo di informazione sui diritti alle prestazioni socio sanitarie, di assistenza alle pratiche sulla casa, alla possibilità per le persone anziane ad un welfare leggero come interventi di piccole manutenzioni, della spesa a domicilio e molto altro. Di un sindacato che si occupa concretamente del territorio sia quello urbano delle città che quello extraurbano dei piccoli comuni, di servizi unificati, di dissesto idrologico, di politiche ambientali, di percorsi formativi anche per le persone anziane, per utilizzo delle nuove tecnologie della rete. La contrattazione sociale assieme a quella sul luogo di lavoro, quella territoriale, quella nazionale possono – ha concluso Pedretti – se esercitate e adattate ai cambiamenti, possono rappresentare l’argine democratico al crescente populismo».
Il 15 giugno i sindacati incontreranno il ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti. Sarà il primo banco di prova per capire se il governo ha o no intenzione di cambiare verso alle decisioni adottate sinora.