“Di fondamentale importanza la decisione del procuratore di Trento, Sandro Raimondi, che stabilisce in caso di violenza domestica che non saranno più le donne e i bambini a dovere lasciare la casa, ma verranno trasferiti i maltrattanti. Non solo per non esporre i più deboli al rischio Covid-19, ma anche per non aggiungere violenza alla violenza”, così in una nota l’ufficio politiche di genere della Cgil nazionale.
“La costrizione dentro casa a causa del Coronavirus è difficile per tutti, ma – prosegue la Cgil – diventa un vero incubo per le donne vittime di violenza di genere. Anche una semplice chiamata al centro antiviolenza, con il terrore di essere ascoltate, la paura di dover abbandonare la propria casa in questo periodo complicato rischia di essere un deterrente ulteriore alla denuncia della propria condizione, proprio in una fase in cui la convivenza forzata aumenta le dinamiche della violenza e in cui i figli sono costretti ad assistere alle aggressioni”.
“Da tempo – ricorda l’ufficio politiche di genere della Cgil – sindacati e associazioni pongono il tema dell’ingiustizia che si aggiunge alla violenza nel costringere le donne e i bambini a dover fuggire dalla propria abitazione, come fossero i colpevoli. Oggi il tema si pone con più forza che mai”.
“Dobbiamo rimuovere tutti i fattori di rischio e gli ostacoli che impediscono alle donne di denunciare la violenza subita. Pur capendo la fase di emergenza sanitaria che stiamo attraversando, chiediamo alla ministra Elena Bonetti un rinnovato impegno per contrastare la violenza maschile e azioni concrete in tal senso. E alle procure di tutta Italia di estendere l’importante decisione della procura di Trento”, conclude l’ufficio politiche di genere della Cgil nazionale.