/ Associazione GOAP all’inizio del suo intervento [all'Assemblea Donne Spi a Verona] sull’impegno quotidiano dei centri antiviolenza – ho auto la possibilità di autodeterminarmi.
Il centro antiviolenza Goap è nato a Trieste più di venti anni fa – racconta – e posso dire che oggi siamo di fronte a un buon momento per contrastare il fenomeno. C’è un dialogo aperto con il governo per realizzare un piano antiviolenza derivante dalla legge numero 119 contro il femminicidio”.
Il giudizio positivo non toglie nulla alla terribile conta dei femminicidi in Italia, giunta a quota 116 dal principio dell’anno e al dominio ancora in atto della cultura che assegna agli uomini le chiavi del potere: i dati sulle percentuali di donne a capo di aziende, istituzioni pubbliche, private, banche e quant’altro sono chiarissimi. “Il modello in vigore – osserva Imma Tromba – ci vuole ancora obbedienti e capaci solo di prenderci cura degli altri. In questi anni sono nati molti centri antiviolenza in Italia. Sono luoghi in cui si lavora perché le donne non si sentano colpevoli, sentimento che invece prevale in molte di loro”.
Sul tema della violenza, D.I.Refa formazione nelle aziende per sensibilizzare uomini e donne. Su questo fronte ” il sindacato rappresenta una grande opportunità”. Quindicimila nuove donne si rivolgono, in Italia, ai centri antiviolenza. Un fenomeno enorme che rappresenta però solo la punta di un iceberg. “A causa delle tante attenuanti considerate, solo nel 2 per cento dei processi per violenza a una donna si giunge a una sentenza definitiva”, denuncia Imma Tromba. “Non sono previste forme di risarcimento – aggiunge – né economico né morale. È nella coppia che, causa ruoli e aspettative che si stereotipizzano, i rischi di violenza sono maggiori”. Se tra le mura di casa si arriva a tanto, fuori, dal mondo del lavoro sino ai media, società e cultura della violenza arretrano ancora con troppa lentezza......