Il grido d'allarme è stato lanciato da Cgil Abruzzo, Spi Cgil Abruzzo, Udi Pescara, Associazione Donne TerreMutate e Associazione Donatella Tellini dell'Aquila; sottolineano come in Consiglio regionale, e in particolare in Quinta Commissione consiliare “Salute, Sicurezza Sociale, Cultura, Formazione Lavoro” sia stata presentata una proposta di modifica alla legge regionale nr. 21 del 26 aprile 1978, avente ad oggetto l'“Istituzione del servizio per l’assistenza alla famiglia, all’infanzia, alla maternità e alla paternità responsabili”, redatta senza alcun percorso di ascolto delle parti sociali e delle associazioni femminili e femministe del territorio regionale.
"E' inammissibile la riduzione delle risorse destinate ai consultori pubblici a vantaggio delle strutture private, il cui personale è, talvolta, mancante dei requisiti tecnici e legali della Legge istitutiva dei consultori", sottolineano le associaizoni. "Il numero dei consultori pubblici è stato drasticamente ridotto negli ultimi anni; le prestazioni di base non sono più assicurate alle donne: di fatto, assistiamo ad una diminuzione della possibilità di usufruire di un servizio pubblico di qualità che colpisce le fasce più deboli della popolazione e limita l’autodeterminazione delle donne".
Per questo, le scriventi associazioni chiedono "l’immediato ritiro della proposta di modifica e l’apertura immediata di un tavolo di confronto a livello regionale".