Il 10 marzo del 1946, mentre il Paese prova a rialzarsi dopo il ventennio fascista, le italiane votano per la prima volta. Una conquista arrivata dopo anni di battaglie e molto più tardi rispetto ad altre donne europee e statunitensi. Si tratta del voto per le elezioni amministrative di cira 400 comuni. Ma, pochi mesi più tardi, le italiane saranno invece coinvolte nella cruciale scelta del referendum tra Repubblica e Monarchia del 2 giugno.
La lotta per la conquista del diritto di voto parte tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, Inghilterra in primis e degli Stati Uniti. Durante la prima guerra mondiale le donne sostituiscono nel lavoro gli uomini al fronte e assumono un ruolo ancora più centrale all'interno della famiglia. L'autoconsapevolezza cresce e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani presenta una proposta di legge per il diritto di voto femminile che non arriva, però, ad essere discussa per la Marcia su Roma.
E' solo il 10 marzo 1946 che le donne finalmente possono esercitare un diritto concesso loro con un decreto legislativo luogotenenziale entrato in vigore un anno prima, il 2 febbraio del 1945, e varato dal secondo governo Bonomi, su proposta Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi.