Le proposte e l’operato della Cgil in tema di sviluppo sostenibile e di prevenzione dai grandi rischi negli Stati generali per la manutenzione del territorio e lo sviluppo delle aree interne.
La Cgil chiede una politica economica più attenta ai bisogni delle persone e del territorio, dei tanti territori che compongono la nostra penisola. Non solo la chiede al governo nazionale e ai governi territoriali, ma si prepara a impostarla per via contrattuale. Una contrattazione territoriale multilivello per lo sviluppo e il lavoro. Un’inversione di marcia non più rinviabile. Se ne avverte ogni giorno di più l’esigenza in molte aree del Paese, a cominciare da quelle interne, dove si segnalano i problemi più gravi, legati a una difficilissima mobilità e alla carenza di servizi e attività produttive.
La ripresa non sta interessando allo stesso modo l’apparato economico nazionale e nemmeno tutti i territori. Anche per questo la Cgil ritiene inderogabile, facendo leva sugli indirizzi del suo Piano del lavoro, un mutamento di rotta della politica economica degli ultimi governi. Partire dai bisogni delle persone e del Paese, non da quelli delle imprese. Dalla necessità di corrispondere servizi a questi bisogni, creando nuovi mercati e non distribuendo benefici fiscali a pioggia alle imprese indipendentemente da cosa, dove e come producono.
Nel vuoto della politica e del governo, la Cgil intende avviare la realizzazione dei 17 obiettivi Onu dell’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile. Obiettivi che parlano di salute, educazione, eguaglianza di genere, di riduzione delle diseguaglianze, di miglioramento delle città, di salvaguardia dei mari e del territorio interno, ma anche di qualità dell’acqua, di energia pulita, di nuove infrastrutture. Non si tratta di obiettivi per Paesi poveri, ma di obiettivi per tutti, che anche in Italia possono diventare vettori di sviluppo e di innovazione. Investire sul welfare delle persone e del territorio può significare innovazione, crescita e lavoro. Un programma di prevenzione dai grandi rischi e di sviluppo delle aree interne e delle periferie degradate può essere lo strumento da cui cominciare.
Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, nell'intervento conclusivo ha sostenuto che in Italia contro le emergenze, come terremoti o inondazioni, "serve una legge quadro al più presto: è impensabile che ancora non ci sia in un Paese con ripetuti eventi sismici". Oggi l'Italia "è un Paese con grande necessità di rimettere insieme i fili", ovvero "riconnettere sia le persone sia la comunità". C'è un vuoto, ha riflettuto Camusso: "Noi possiamo essere il soggetto che si candida a riempire quel vuoto. L'Italia ha bisogno di un progetto: uno degli elementi di difficoltà e di sconnessione è l'abitudine a vivere esclusivamente nel momento presente, che impedisce alle persone di avere un'idea di futuro. Manca una prospettiva. Così cambia purtroppo anche la percezione davanti ai disastri, si rischia di pensare che questi siano inevitabili".
Il sindacato rivendica il suo ruolo di presidio sul territorio: "Pensiamo che solo in questo modo si possano conoscere esigenze e bisogni. Per questo non si può che rivolgere una forte critica alla politica che dal territorio sceglie di allontanarsi. Lo spopolamento non è figlio di terremoto o alluvioni, è figlio dell'assenza di un progetto per molte aree del nostro Paese. Si abbandona la presenza agricola, si consuma il territorio senza pensare che questo avrà conseguenze".
Necessità di una legge quadro. "Ogni volta che accade un evento sismico oggi si deve riprodurre tutta le legislazione, si rifà l'intera discussione, questo non a causa di alcune variabili ma proprio per l'assenza della normativa. Ogni volta si ricomincia tutto daccapo. Questo costa moltissimo: in termini di soldi, idee e di ritardo nelle risposte. Noi crediamo che occorre avere un quadro normativo netto: non farlo porta solo costi aggiuntivi e ambiguità".
I dritti del lavoro al centro. "In tutte le scelte di investimento e di ricostruzione i diritti del lavoro devono essere centrali. Alcuni avanzamenti li abbiamo ottenuti, come il Codice degli appalti non ancora perfetto ma migliorato, oppure la legge sul caporalato, i contratti nazionali come punti di riferimento. Dobbiamo continuare ad essere soggetti contrattuali nel territorio, per accompagnare l'attività di ricostruzione e insieme garantire le tutele per i lavoratori che vi operano".
Altro nodo fondamentale è "cosa fare del territorio". "Consumo del suolo, scelte agricole, turistiche e del paesaggio: tutti questi temi devono legarsi alle condizione delle persone, perché la mano libera del mercato ha già fatto tanti disastri. Servono infine fondi certi di finanziamento: bisogna prevedere una voce fissa nel Paese dedicata a questa spesa, va considerata una necessità fondamentale".