Apr 08, 2025 Last Updated 6:23 PM, Apr 6, 2025

Regionalismo differenziato: verso la secessione dei ricchi?

Pubblicato in Iniziative
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Venerdì 5 maggio al Foyer del Teatro Caniglia di Sulmona, iniziativa sul regionalismo differenziato organizzata dalla Lega SPI CGIL Area Peligna,

unitamente alla CGIL, la Funzione Pubblica Cgil e la FLC Cgil dell’Aquila,

con la partecipazione del Senatore Michele Fina del PD e della Senatrice Gabriella Di Girolamo del Movimento 5 Stelle. Ha chiuso i lavori il Segretario Generale della CGIL L’Aquila Francesco Marrelli.

L’incontro, afferma il Segretario della Lega SPI Enio Mastrangioli (clicca qui per leggere l'introduzione ai lavori), ha raggiunto l'obiettivo di stimolare un dibattito tra le forze politiche e sociali e tra i cittadini sul regionalismo differenziato, considerata la sua rilevanza per il futuro unitario del nostro Paese e delle nostre Regioni. Abbiamo voluto organizzarlo anche e principalmente per la ragione che un processo di differenziazione e di maggiori poteri e funzioni da affidare alle Regioni non può avvenire in maniera sotterranea, in assenza di un percorso conoscitivo e partecipativo. Percorso oggi più che mai necessario a fronte di un possibile pericolo di smembramento dell’Unità della nostra Nazione, dello Stato, di una “secessione dei ricchi” che inevitabilmente aggraverà gli storici divari territoriali esistenti tra le varie aree del Paese a partire da quelle cosidette “interne” o “periferiche”.

Come è noto con la riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, il terzo comma dell’art. 116 prevede la possibilità di attribuire alle Regioni che ne facciano richiesta “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” sulla base di una Intesa tra lo Stato e le medesime. Sono ben 23 materie, per brevità citiamo le più importanti come: • La tutela della salute; • L’istruzione; • La tutela dell’ambiente; • Le infrastrutture come i trasporti, i porti, aeroporti, civili, etc, • L’energia e tante altre di estrema rilevanza.

Il Veneto e la Lombardia hanno richiesto l’attribuzione di maggiori poteri su tutte e 23 le materie previste, l’Emilia Romagna su un numero inferiore, ma in corso d’opera le ha aumentate.

Ricordiamo che da anni il Veneto chiede di trattenere il 90% del gettito fiscale prodotto nella propria Regione per gestire le nuove funzioni richieste. Una logica ed una volontà che se si affermasse significherebbe frantumare ogni visione unitaria e solidale dello Stato, del Paese. Una logica anacronistica, assurda e paradossale in un momento e fase storica che fotografano un Paese già caratterizzato da un “regionalismo differenziato” di fatto.

Con il Governo Meloni si è riaperto il cantiere sul regionalismo differenziato, indicato tra le priorità legislative nella manovra di finanza pubblica del 2023, quindi con una volontà politica ben precisa del nuovo Governo di portarlo a compimento.

Per il Sindacato è’ inaccettabile una prospettiva che vede da una parte il nostro Paese, il nostro Stato, suddiviso in tante repubbliche autonome e, dall’altra, un Presidenzialismo al vertice che demanda ad una sola figura il ruolo decisionale e di rappresentanza degli interessi generali.

Come scrive la Fondazione GIMBE, è inaccettabile che il regionalismo differenziato legittimi in maniera irreversibile il divario NORD-Sud, violando il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nel diritto alla tutela della salute. Così come è altrettanto inaccettabile per l’Istruzione ipotizzare indirizzi, norme, trattamenti economici degli insegnanti, diversificati in ogni Regione.

Per la CGIL è necessario impegnarsi e lottare per la riapertura di un dibattito sul modello di Stato che vogliamo realizzare a oltre venti anni dalla riforma costituzionale del 2001.

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