In particolare, mercoledì mattina distribuzione di volantini nell’ufficio postale centrale di Sulmona per sensibilizzare i cittadini sui temi dei referendum. L’iniziativa è mirata a sottolineare l’importanza degli uffici postali, soprattutto nelle aree interne, dove garantiscono servizi essenziali. Negli ultimi anni, la privatizzazione di Poste Italiane ha portato alla chiusura di oltre 700 uffici, riduzioni di orario e la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro.
Nel pomeriggio, sempre a Sulmona, l’auditorium Palazzo dell’Annunziata ha ospitato l’assemblea pubblica, con lo slogan della campagna referendaria “Il voto è la nostra rivolta”. Sono intervenuti, tra gli, altri, Lorenzo Mazzoli, segretario Sei Cgil nazionale, Riccardo Saccone, segretario generale Slc Cgil, e Pino Gesmundo, segretario Cgil nazionale.
L’evento ha offerto l’occasione per lanciare la campagna refendaria e ribadire le ragioni del SI ai cinque quesiti promossi da sindacati e associazioni in materia di lavoro e cittadinanza.
Dall’abrograzione della disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti del Jobs Act per fermare i licenziamenti privi di giusta causa alla cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese per innalzare le tutele di chi lavora rimettendo al giudice la determinazione del giusto risarcimento senza alcun limite; dall’eliminazione di alcune norme sull’utilizzo dei contratti a termine per rendere il lavoro più stabile alla modifica delle norme che impediscono in caso di infortunio negli appalti di estendere la responsabilità all’impresa appaltante per garantire maggiore sicurezza sul lavoro.
Quattro quesiti in materia di lavoro ai quali si aggiunge il quinto che propone di dimezzare da 10 a 5 anni i tempi di residenza in Italia per la richiesta di concessione della cittadinanza, fermi restando gli altri requisiti richiesti per ottenere la cittadinanza italiana. Una modifica che rappresenta una conquista decisiva per circa 2 milioni e 500 mila cittadini cittadini di origine straniera che nel nostro Paese, nascono, crescono, abitano, studiano e lavorano.
Quesiti dichiarati ammissibili dalla Corte Costituzionale sui quali i cittadini dovranno esprimersi nel referendum dei prossimi 8 e 9 giugno.
L'obiettivo è chiaro: restituire dignità e diritti al lavoro e alle persone e spingere il governo a intervenire su questioni fondamentali.
Rischio spopolamento e abbandono dei territori. Il 60% del territorio italiano è a rischio abbandono e spopolamento. Si tratta del 48% dei comuni, dove vive solo il 13,6% della popolazione, per lo più anziani. La mancanza di lavoro, i servizi insufficienti e le difficoltà nel raggiungerli spingono molti giovani a trasferirsi nelle grandi città. È essenziale mantenere presidi come gli uffici postali per garantire servizi e diritti di cittadinanza, soprattutto per gli anziani. Le aree interne e le periferie sono vitali per la tenuta democratica del nostro Paese.
Difendere il potere d'acquisto dei pensionati. Le pensionate e i pensionati non possono essere il bancomat del Governo. Il potere d'acquisto delle pensioni va difeso dall'inflazione con una rivalutazione corretta. Nel biennio 2023-2024 sono stati sottratti oltre 7 miliardi di euro dalle pensioni, una cifra destinata a salire a 54 miliardi entro il 2032. Questi soldi, guadagnati dopo una vita di lavoro, non verranno mai recuperati.
CGIL, SPI CGIL e SLC CGIL chiedono: - Una riforma della previdenza che guardi anche ai giovani. - Una tassazione più equa. - L’aumento degli aventi diritto e dell’importo della 14ª mensilità. - La tutela reale del potere d’acquisto delle pensioni. È il momento di agire per un Paese più giusto e per dare dignità al lavoro e alle persone.
Votare Sì vuol dire difendere non solo il lavoro, ma anche i diritti delle persone. La possibilità di contare e di farsi sentire.