“Con questa iniziativa – ha rilevato Nardini - non vogliamo parlare del Congresso in termini generali, ma vogliamo dare seguito anche "alla ricchezza di indicazioni venuta dall’Assemblea delle donne della Cgil”. "A partire- ha rilevato - dalla centralità che il lavoro assume per le donne, cui sono collegati diritti, opportunità di riconoscimento sociale, possibilità di crescita di ognuna, accesso alle reti sociali e costruzione delle socialità. In altre parole, il nesso esistente, per le donne, fra lavoro e libertà femminile, ma anche il rapporto fra il lavoro e lo stato sociale, perché la libertà di scelta delle donne è condizionata dall’esistenza o meno delle grandi reti di protezione sociale e di servizi e dal loro funzionamento”. Per Nardini, insieme alla mancanza di lavoro, è questa “la grande questione di questa fase di crisi”. “Dobbiamo promuovere un welfare che sia terreno di contrasto ai crescenti processi di esclusione sociale, a partire dalla difesa del reddito pensionistico, fattore principale di dignità della condizione delle donne anziane e strumento fondamentale della loro autonomia. Un welfare che sia, dunque, un contributo ad una società inclusiva che favorisca il benessere di tutti e capace di assumere la differenza di genere come terreno di una nuova organizzazione del rapporto fra domanda e offerta di servizi”. “In questo quadro, se è vero, che le donne sono una potente forza di trasformazione culturale della società e gli agenti in grado di mettere in discussione gli effetti negativi della modernizzazione, allora esse possono essere decisive per determinare quale modello di stato sociale uscirà dalla crisi".
Per la sindacalista dello SPI è, dunque, importante " una valutazione dell’impatto di genere come azione abituale e preventiva nella realizzazione di qualsiasi politica, sul terreno sociale, del lavoro, della formazione, della rappresentanza, dell’economia, per avere politiche di genere come veri pilastri delle politiche pubbliche e dell’intervento sindacale. Dentro questi obiettivi generali le proposte".
Il primo tema che Mara Nardini ha citato é la CURA. “Il nostro modello di welfare – ha rilevato - è ancora pienamente familistico e scarica sulle donne tutto il peso di una risposta. Né si vedono significativi segni di miglioramento, anzi, la crisi ha indotto tante famiglie a fare a meno della badante o a far tornare a casa l’anziano non autosufficiente perché non è più sopportabile la spesa per la residenza protetta”. “Occorre, dunque, un cambio di prospettiva, che ci porta a rivendicare il riconoscimento del lavoro di cura svolto da un familiare e, in certi casi, il riconoscimento giuridico del caregiver familiare come accade in alcuni paesi europei con un’attribuzione certa di diritti e di misure economiche e previdenziali, un diritto alla formazione, al rientro al posto di lavoro, e perfino un sostegno assicurato dagli enti locali alla socialità del caregiver, contro il rischio d’isolamento dovuto all’assistenza continua a un familiare. Vi è inoltre una Carta Europea del Familiare Assistente, che ne definisce la figura e ne individua i diritti”. “Proponiamo, dunque, uno spostamento del punto di vista: mettere al centro, non il lavoro di cura, ma il soggetto che lo eroga, come fonte di diritti prendendo come riferimento, non le legislazioni più avanzate, ma la normativa della Germania.” Particolare rilievo assume poi “l’obiettivo della presa in carico del familiare non autosufficiente e della sua famiglia da parte della rete dei servizi”. E aggiunge: “Deve porsi adeguata attenzione anche al familiare che assiste, spesso lasciato solo e a rischio di burn-out”. “Le nostre richieste – ha spiegato -sono molto attente a non fissare i ruoli, ma semplicemente a riconoscere un lavoro che ha rilevanza sociale”
Un secondo tema è il BILANCIO DI GENERE. “Lo riteniamo – ha spiegato Nardini - uno strumento fondamentale che ha il pregio di consentire di entrare dentro le politiche e di valutarne l’impatto diverso su uomini e donne”. “Va combattuta – ha rilevato -l’apparente neutralità dei bilanci degli Enti; non di neutralità si tratta, poiché essi riflettono la distribuzione di potere e di risorse all’interno della società, in quanto normalmente la costruzione dei bilanci ignora le diversità esistenti fra la popolazione, in particolare quelle di genere.”
Un ulteriore terreno di proposta è quello della SALUTE DI GENERE. “Proponiamo che strutturalmente i consultori siano abilitati e attrezzati a dare risposte organiche anche alle problematiche delle donne over 50-60, oggi escluse dalla loro sfera d’intervento, giacché si limitano prevalentemente all’età fertile”. “Proponiamo, poi, un maggiore sostegno e diffusione della Medicina di Genere, attraverso l’inserimento nei piani sanitari regionali, per assicurare appropriatezza delle diagnosi e delle cure, e l’inserimento nei percorsi di formazione dei medici e degli operatori. Inoltre, chiediamo che si incentivino le aziende farmaceutiche ad una sperimentazione differenziata per genere, sapendo che, come afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità, trattare un sesso come l’altro, è come trattare un bambino come un adulto”.
Infine: "presentiamo proposte concrete in materia di VIOLENZA SULLE DONNE, da attuare nella contrattazione sociale territoriale, consapevoli del fatto che la questione riguarda direttamente le donne anziane e pensionate, dato che oltre il 30% delle donne uccise lo scorso anno aveva più di 60 anni". "Proponiamo che anche il tema della violenza sulle donne e dell’educazione al rispetto delle differenze, a partire da quella di genere, diventi un terreno d’impegno dello Spi e dei Coordinamenti donne, che coinvolga insegnanti e istituzioni scolastiche, rivolto agli adolescenti, in particolare ai giovani maschi. Un primo esempio di progetto in questa direzione è quello messo in campo dallo Spi dell’Abruzzo e il lavoro dello Spi del Lazio. A livello nazionale stiamo predisponendo, insieme a Liberetà e con il coordinamento del Dipartimento Diritti, un opuscolo che può essere speso nel territorio e utile anche a questo fine" .
Infine, vi è il nostro lavoro sulla MEMORIA DI GENERE, attraverso un gruppo stabile che interagisce con il lavoro sulla memoria dello Spi nazionale e con tutti i livelli dello Spi, ed è riferimento per le tante iniziative dei territori che parlano della storia delle donne attraverso mille sfaccettature e con molteplici strumenti, anche i meno tradizionali, come le esperienze teatrali". "Inoltre - ha concluso la responsabile del Coordinamento donne - i temi che abbiamo affrontato riguardano in modo esteso la condizione delle donne anziane e pensionate e possono pertanto incontrare anche l’interesse delle donne della Fnp e della Uilp; anche per questo abbiamo chiesto a Maria Trentin, Segretaria nazionale della Fnp e a Livia Piersanti, Segretaria nazionale della Uilp, di darci un loro contributo e le ringraziamo molto per aver accettato il nostro invito". "In passato abbiamo spesso, come donne dei Sindacati pensionati, trovato punti d’incontro comuni, in qualche caso anche in modo più facile rispetto agli uomini. Spero che le riflessioni e proposte che presentiamo oggi siano di aiuto alla ripresa di un nostro percorso unitario che consenta di mettere insieme i rispettivi punti di vista, per giungere a proposte più forti, perché di tutte, a livello nazionale e nel territorio". (23/10/2013-ITL/ITNET)