il tessuto produttivo e industriale. Abbiamo sempre detto che gli aquilani continuano ad essere sfollati, nelle new town, e ogni giorno che passa si danneggia la prospettiva di una ricostruzione della comunità. La verità è che si assiste ad una ricostruzione ancora lenta, oltre che partita in ritardo". A dirlo Susanna Camusso, la segretaria nazionale della Cgil, oggi a L’Aquila in occasione del primo incontro, inaugurale, della tre giorni di LiberEtà, la festa nazionale del mensile del Spi Cgil, che quest’anno si svolge nel capoluogo e nella frazione di Paganica da oggi fino a venerdi 1 luglio.
Nella tavola rotonda "Luci sulla città. Il futuro di L’Aquila tra ricostruzione e sviluppo", al dipartimento di Scienze umane, al centro la riflessione sulla ricostruzione post sismica, a sei anni e mezzo dal terremoto del 6 aprile 2009, alla presenza anche dell’ex ministro alla coesione sociale Fabrizio Barca, il segretario generale Spi Cgil Ivan Pedretti, il segretario regionale Cgil Sandro Del Fattore, il segretario generale della Cgil dell’Aquila Umberto Trasatti, il sociologo Enrico Pugliese.
Si parte da un dato, fornito da Trasatti: se è vero che con i 300 milioni dei fondi destinati alle attività produttive, il famoso 4 per cento delle risorse complessive per la ricostruzione si prevede nel breve termine di creare, con i progetti già presentati, di creare circa 600 posti di lavoro, dal 2009 ricorda il segretario cittadino, “si sono perso dal 2009 circa 18 mila posti di lavoro".
Anche in edilizia dove non sono pochi i cassintegrati, e a tal proposito Camusso osserva che “c’è una dinamica degli appalti che determina l’arrivo di lavoratori da altri territori, ma non bisogna creare contrapposizioni tra chi lavora e chi no, ma cercare di creare lavoro per tutti e prospettive stabili in questa città". E i fondi del 4 per cento secondo la Camusso vanno prima di tutto utilizzati "puntando sulla metalmeccanica di qualità che già c’è, e costruendo filiere intorno ad essa".
La ricostruzione poi per la Camusso diventa metafora di ripartenza per l’Italia e l’Europa. "Anche l'Italia va ricostruita, a partire dal lavoro e dall'occupazione - spiega Camusso - va ricostruita la prospettiva di certezza. Un sistema di previdenza flessibile ed adeguato alle condizioni di lavoro può aiutare questo processo, che si chiama ricostruzione delle certezze per i lavoratori, in particolare per i giovani rispetto al loro futuro. Questo è alla base delle nostre proposte legislative, questo sistema non regge, ne va costruito uno nuovo, ma le ipotesi del governo continuano a non andare al cuore del problema. Oggi abbiamo un sistema previdenziale 'a inseguimento' che non dà certezze alle persone”.
Per quando riguarda l’esito del referendum inglese, che ha visto prevalere il non alla permanenza nell’Unione europea, Camusso osserva infine che “l’Europa è di fronte ad un’ultima occasione, deve avere la capacità di comprendere che ciò che determina questi movimenti sono il disagio sociale, i problemi dell’occupazione, dall’assenza di un progetto, e dunque ci si muove in quella direzione. Se l'Europa si limita a conferma re l’esistente rischia di essere lei stessa autrice di un ulteriore disgregazione. E poco conta che sono stati gli anziani a votare per il Brexit. "E' vero che il giovane ha votato in un modo - osserva Camusso - e l’anziano in un altro, ma è anche vero che gli anziani sono andati a votare in massa, i giovani ci sono andati poco. In realtà il problema vero è quello di cogliere quella cosa che unisce la condizione di tanti Paesi, ovvero un livello di disagio così alto, che in tanti sono disposti a mettere in discussione anche la Comunità europea, pur di tornare a avere risposte sociali e posti di lavoro".
L'ex ministro Barca, "inviato" del governo di Mario Monti per la ricostruzione abruzzese, spiega poi ad Abruzzoweb che "a L’Aquila ci vengo una volta al mese ed ora, finalmente, quello che tutti notano, perfino la comunicazione di massa, è che in questa città c’è un enorme cantiere, ma a questo ci avevamo sempre creduto". "Sul tema dello sviluppo - aggiunge però Barca - c’è ancora da lavorare, aumentano le strade in cui man mano puoi entrare, ma vedo tante case vuote, palazzi dove non c’è nessuno, perchè mi dicono gli affitti sono troppo alti". Enorme soddisfazione esprime poi Barca per il riconoscimento del Gran Sasso Science Institute (Gssi), che è anche una sua creatura, come scuola superiore universitaria. "Più che una perla è un animale che vive nella città, ci sono giovani venuti da tutto il mondo, da solo il Gssi non basta ma è importante, è un’ottima base di partenza".