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27 maggio 2009 I volontari nel campo di Murata Gigotti: i racconti, le esperienze

Pubblicato in Ricostruzione
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3 giorni a L'Aquila sono lunghi una vita... quando entri la cosa che ti colpisce è il silenzio, assurdo, irreale che ti prende in mezzo alle macerie... abbiamo fatto di tutto... pulito il campo, servito in cucina, lavato le pentole e turni di notte per la sorveglianza...

il sorriso degli anziani che mangiavano benissimo alla mensa con i leggendari cuochi di Villa Santa Maria.. e poi dormire poco, essere distrutti dopo i turni ai bagni (a proposito mai capitare sotto Giulia è una sorta di sergente dei Marines !!!)...ed alla fine la bellissima frase di Assunta una ragazza terremotata quando stavamo per ripartire con le lacrime agli occhi: "...Grazie Ragazzi e tornate ché abbiamo bisogno di Voi" Averino Di Marcantonio Il racconto di Giulia Emozioni belle e forti... Ciao! tre giorni...in fondo passano subito tre giorni....ma finché non lo vivi non puoi capire quanto può essere lungo un giorno trascorso in una tendopoli....e di quanto può essere faticoso...e per me che sono stata solo tre giorni...ma per chi sta lì da quasi due mesi...è dura. Un albergo chiamato tenda...ma non è lo stesso...certo non c'è il bagno in camera...diciamo che non c'è nemmeno la camera...e una sedia dove sedersi e un armadio dove appendere....che cosa? vestiti che non sono più i tuoi...e che ti senti stretto anche se sono una taglia più grande della tua....e magari sono anche di un colore che non ti piace...ma in fondo non c'è di meglio...e ti devi accontentare....la tua casa...le tue cose non ci sono più in più da superare ci sono gli ostacoli interiori...la perdita dei propri affetti, dei propri averi, delle proprie abitudini, dei propri cari, del proprio passato e del proprio presente....e della speranza per il futuro. Cuori spezzati in 20 secondi...anime distrutte da ricostruire...una vita interrotta...che deve ripartire ma non è facile.Però nonostante il trauma vissuto, le difficoltà di ogni giorno, la paura che non se ne andrà così facilmente dai loro occhi....la cosa che mi ha colpito è che queste persone stanno cercando un motivo di speranza per riprendere a guardare avanti e ricominciare da zero la loro vita che in quei 20 secondi del 6 aprile è come se si fosse fermata. Nelle loro facce a volte ho visto lo sconforto ma spesso si vedono sorrisi ed è così bello...trovare nei loro visi una speranza. Un sorriso che parla più di quanto potessero dire tante parole insieme...un sorriso che chiede aiuto perché spesso ci si sente soli dentro una tenda...un sorriso che ringrazia....e ne ho visti tanti di sorrisi che mi dicevano grazie...e in quel momento ho capito che basta veramente poco per far tornare il sorriso a chi ha pianto tanto.Quello che siamo chiamati a fare ognuno di noi che abbiamo sofferto insieme a quella gente attraverso la televisione, i giornali, la radio, è veramente poco. Anche un piccolo gesto per chi non ha più niente è un dono prezioso e lo è non solo per loro ma che per chi lo fa. E per me tre giorni al campo mi hanno dato la riprova di quanto è bello fare il volontario, di quanto arricchisce lo spirito e ti fa sentire parte di qualcosa...e che è aiutando che si viene aiutati. Vedere tutti quei ragazzi come me, anche più giovani di me, studenti, universitari provenienti da ogni parte d'Italia, Veneto, Roma, Campania...è stato così bello ed eravamo lì tutti insieme con un unico obiettivo, quello di ridare un sorriso a chi lo aveva perso, ridare una speranza rimasta sepolta nelle macerie di una città...di un paese che è morto e che deve riprendere a vivere.

Poi le emozioni più grandi arrivano sempre dai più piccoli, i bambini. Quanti bambini lì al campo...ed è stato stupendo vederli giocare di nuovo. Sono state create delle strutture veramente ideali per il divertimento, lo svago e la cultura dei più piccoli, una grande tenda per i giochi, una ludoteca con biblioteca e computer. Insomma è stato fatto un gran bel lavoro soprattutto per questi bambini che devono cercare di superare la paura con il gioco. Ed è stata bellissima la festa che c'è stata sabato sera per la partenza di un ragazzo volontario del Veneto Francesco, che era stato lì al campo per un mese senza mai tornare a casa. Tutti i bambini che lo abbracciavano, gli hanno anche regalato una maglietta con tutte le firme delle persone del campo e anche io sono stata felice di firmare; tanta allegria e ringraziamenti per un ragazzo che ha regalato un mese della sua vita a quelle persone che rimarranno per sempre nel suo cuore. Quindi per far si che tutto questo continui e cresca c'è davvero bisogno dell'aiuto di tutti; tanti hanno già fatto molto, come Francesco, ma non basta il suo mese, i miei tre giorni, i tre giorni del compagno Averino (che ringrazio tantissimo per avermi fatto vivere quest'esperienza insieme a lui) occorre l'aiuto di tutti perché queste persone hanno bisogno delle nostre mani, delle nostre forze e soprattutto del nostro cuore per ricominciare a vivere e a sorridere guardando il futuro. Spero di ritornare lì e insieme a qualche altro volontario in più... Ciao a tutti Giulia Alessandrini

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